Giù le mani dalla Siria!

“Il corso degli eventi indica chiaramente l’unità negli sforzi profusi da tutte le forze ostili – l’imperialismo statunitense, lo Stato sionista di Israele, la Fratellanza turca, i reazionari arabi e le organizzazioni terroristiche locali – per rovesciare la Siria e, in definitiva, per distruggerla e smembrarla”.

Di Gianmarco Pisa responsabile Dipartimento Esteri MpRC

La dinamica della guerra mondiale ormai conclamata, scatenata dagli Stati Uniti e dai loro alleati su più fronti (con l’impegno degli Usa, della Gran Bretagna e della Nato contro la Federazione Russa, sul territorio ucraino e nella regione di confine; con la guerra di genocidio dello Stato di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza e la distruzione della Palestina e del Sud del Libano; con la minaccia di escalation in Asia e, in prospettiva, contro la Repubblica Popolare Cinese), ha adesso coinvolto profondamente un ulteriore attore chiave nella regione del Vicino Oriente, fondamentale dal punto di vista strategico sia per gli equilibri nella regione sia per il coinvolgimento di alcuni dei principali attori internazionali (Stati Uniti, Russia, Turchia, Iran, Israele) presenti in quello scacchiere.

Il 27 novembre, lo stesso giorno dell’avvio del cessate il fuoco in Libano, le forze fondamentaliste terroriste di Hayat Tahrir al-Sham (precedentemente note come al-Nusra) hanno lanciato un’offensiva su larga scala alle posizioni dell’esercito siriano nelle regioni di Idlib (una delle basi principali delle forze terroriste anti-siriane) e Aleppo. Si è trattato di un’offensiva su ampia scala, condotta lungo più direttrici, ampiamente dispiegata e organizzata, che ha portato alla conquista di Aleppo da parte delle forze islamiste anti-siriane, e nella quale sono state schierate nuove armi ed equipaggiamenti, tra cui droni, lasciando dunque intendere con chiarezza che tali forze terroriste hanno potuto agire non solo grazie all’equipaggiamento, al rifornimento e all’addestramento di potenze esterne, ma anche con un ordine di attacco concordato con i loro sponsor occidentali e regionali, in primo luogo gli Stati Uniti.

La segnalazione, confermata da più parti, di un coinvolgimento diretto dell’Ucraina con Hayat Tahrir al-Sham nelle battaglie in corso contro l’esercito siriano sui fronti di Aleppo, Hama e Idlib, indica il ruolo che il regime di Kiev, sostenuto dai suoi sponsor e con gli interessi dell’imperialismo occidentale (Stati Uniti e paesi Nato in primis), può giocare e sta giocando come agente delle guerre per procura e delle escalation regionali volte a sostenere gli interessi, qui in primo luogo di Stati Uniti e Israele, alimentando guerra, distruzione, devastazione. Secondo quanto riferito da organi di stampa (Al Mayadeen) le unità ucraine che operano in Siria fanno parte del gruppo dei Lupi Bianchi, affiliato al Servizio di sicurezza ucraino, una unità specializzata nota per la sua competenza nello sviluppo e nell’impiego di droni armati, già particolarmente attiva contro le forze russe sul fronte ucraino. La regia dell’attacco sarebbe stata elaborata, prima dell’assalto ad Aleppo, tra Hayat Tahrir al-Sham e l’intelligence statunitense e ucraina, e mercenari, di origine georgiana, cecena e albanese, sarebbero stati liberati e successivamente integrati nell’unità ucraina di stanza nella Siria nord-occidentale.

Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa russa RIA Novosti, “gli attacchi di Hayat Tahrir al-Sham ad Aleppo, nella Siria settentrionale, sono stati condotti con il coinvolgimento di Ucraina e Stati Uniti, utilizzando tecnologie avanzate”. Con il supporto aereo delle forze russe, le forze armate siriane, dopo una ritirata tattica dalla città di Aleppo, hanno avviato le operazioni di difesa nelle aree rurali di Aleppo e Idlib. Come, a più riprese, dal 2011 in avanti, la guerra in Siria è una guerra regionale a tutti gli effetti, e, nel quadro geopolitico complessivo dispiegato nella fase attuale, uno spaccato della guerra mondiale nella quale alcuni tra i principali attori si confrontano qui direttamente.

Gli Stati Uniti sono ampiamente presenti in Siria e, come ha ricordato sull’Antidiplomatico Vincenzo Brandi, “tutte le zone petrolifere dell’Est siriano, tra il fiume Eufrate ed il confine iracheno, sono sotto il controllo di truppe statunitensi supportate purtroppo dai loro alleati delle milizie curde dell’YPG (i curdi, nel loro comprensibile sogno di autonomia politica e indipendenza, sono però disponibili ad allearsi anche col diavolo). Il petrolio è stato quindi esportato verso la Turchia e poi rivenduto in gran parte in Israele, con gli Stati Uniti che ne incassavano i profitti”. È dello scorso 2 dicembre la notizia di un’operazione dell’esercito siriano finalizzata a impedire all’YPG di stabilire un corridoio tra Tal Rifaat, a nord di Aleppo, e la Siria nord-orientale (approfittando dell’avanzata delle formazioni terroristiche) e ad interrompere le linee di comunicazione tra Aleppo e Raqqa.

Gli Stati Uniti sono pesantemente presenti in Iraq e in Siria con un totale di tredici basi, cinque strutture in Iraq (ca. 2.500 soldati) e ben otto strutture in Siria (ca. 1.000 soldati). Il governo iracheno, il cosiddetto Kurdistan iracheno (la regione federale autonoma curda dell’Iraq), il cosiddetto Kurdistan siriano (l’Amministrazione della Siria del Nord-Est, anche nota come Siria del Nord-Est o Rojava, che si configura come regione autonoma de facto nel nord-est siriano) e alcune fazioni siriane anti-governative fruiscono di assistenza militare da parte degli Stati Uniti e consentono la continuità della presenza e degli interessi militari statunitensi nella regione e in Siria. La Federazione russa è a sua volta presente, storicamente, in Siria, con la base navale di Tartus (sin dai tempi dell’Unione Sovietica, essendo stata costruita nel 1971 dopo un accordo tra Unione Sovietica e Siria) e la base aerea di Hmeimim (costruita nel 2015 in base al trattato di assistenza militare tra Russia e Siria).

Quanto a Israele, i continui attacchi contro Damasco e diversi obiettivi in Siria, ancora più pesanti nel contesto della guerra scatenata da Israele contro la Palestina e contro il Libano, oltre ad aggredire direttamente il Paese, fanno anche il paio con la perdurante, illegale, occupazione israeliana delle alture del Golan, ennesima, flagrante, violazione del diritto e della giustizia internazionale da parte di Tel Aviv. Sul fronte diplomatico, intanto, è stata convocata (3 dicembre) una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, su iniziativa del gruppo A3+ (Algeria, Guyana, Mozambico, Sierra Leone) e con il sostegno di Cina e Russia, nel contesto della quale una ennesima provocazione è stata posta in essere dagli Stati Uniti, presidenti di turno del Consiglio, con l’invito, del tutto arbitrario, del direttore dei White Helmets, organizzazione da più parti accusata di collusione con i governi occidentali e le fazioni islamiste antigovernative, in chiave fortemente anti-siriana.

Il rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Vasilij Nebenzja, ha accusato gli Stati Uniti di “abusare dei propri poteri nel Consiglio di sicurezza” e sottolineato come i White Helmets siriani siano stati ripetutamente implicati in falsificazioni su larga scala, mirate a diffamare le autorità siriane legittime. Il rappresentante permanente della Russia ha anche accusato gli Stati Uniti e i loro alleati di sostenere gruppi terroristici in Siria, rimarcando il coinvolgimento diretto dell’Ucraina e spiegando che personale e consiglieri affiliati all’intelligence militare ucraina hanno addestrato, sostenuto e preparato i terroristi di Hayat Tahrir al-Sham. Il rappresentante permanente della Repubblica Popolare Cinese, Fu Cong, ha denunciato che gli attacchi minano la stabilità nel Paese e sottolineato che “il terrorismo è il nemico comune della comunità internazionale”, aggiungendo che tutti i membri della comunità internazionale dovrebbero respingere la politica e l’approccio dei doppi standard, i due pesi e due misure così frequenti presso le cancellerie occidentali.

Il rappresentante permanente della Siria ha denunciato in Consiglio di sicurezza l’occupazione in corso dei territori siriani da parte degli Stati Uniti e il continuo saccheggio delle risorse siriane, che avviene con un pesante coinvolgimento militare di forze Usa, sotto le mentite spoglie dell’antiterrorismo, e ha anche denunciato la prassi degli attori internazionali e regionali di usare il terrorismo come strumento di politica estera per minare la sovranità della Siria, evidenziando che quest’ultima offensiva terroristica non avrebbe potuto essere eseguita senza il sostegno straniero. Il rappresentante permanente del Libano ha letto una dichiarazione a nome del Gruppo dei 22 Paesi arabi, sottolineando “l’importanza di rispettare la sovranità, l’unità e l’integrità territoriale della Repubblica araba siriana e l’importanza di combattere il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni”, condannando l’attuale aggressione israeliana alla Siria e la perdurante occupazione, sin dal 1967, del Golan siriano.

Come hanno sottolineato i compagni e le compagne del Partito Comunista Siriano, “il corso degli eventi indica chiaramente l’unità negli sforzi profusi da tutte le forze ostili – l’imperialismo statunitense, lo Stato sionista di Israele, la Fratellanza turca, i reazionari arabi e le organizzazioni terroristiche locali – per rovesciare la Siria e in definitiva per distruggerla e smembrarla”. A fronte di tutto ciò, non si possono che ribadire le parole d’ordine che, dal 2011, hanno accompagnato le manifestazioni delle forze per la pace, a difesa del popolo siriano, della sua unità e pluralità multiculturale e multiconfessionale, e della sua integrità e indipendenza politica: Giù le mani dalla Siria; contro l’ennesima escalation di una nuova guerra mondiale; per una mobilitazione unitaria, continuativa, contro la guerra e contro l’imperialismo; per la fine delle sanzioni e delle misure coercitive unilaterali, arbitrarie e illegittime, mirate a colpire l’auto-determinazione dei popoli; per la fine dell’egemonismo Usa e Nato, e per l’uscita dell’Italia dalla Nato.

Riferimenti

Ukraine’s White Wolf joins Hay’at Tahrir al-Sham against Syrian army, Al Mayadeen English, 03.12.2024: https://english.almayadeen.net/news/politics/ukraine-s-white-wolf-joins-hay-at-tahrir-al-sham-against-syr

UNSC discusses situation in Syria, amid condemnation of terror attacks, Al Mayadeen English, 04.12.2024: https://english.almayadeen.net/news/politics/unsc-discusses-situation-in-syria–amid-condemnation-of-terr

Vincenzo Brandi, La Siria martire ancora nella tempesta, L’Antidiplomatico, 04.12.2024: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_siria_martire_ancora_nella_tempesta/39602_58084

Mauro Gemma, Giù le mani dalla Siria! Giù le mani, imperialisti e sedicente “sinistra” al seguito!, 16.10.2019: https://www.marx21.it/internazionale/pace-e-guerra/giu-le-mani-dalla-siria-2

Tutte le forze devono essere mobilitate per affrontare i nemici della Siria, Dichiarazione del Partito comunista siriano, 01.12.2024 (tr. it. Movimento per la Rinascita Comunista): https://movimentorinascitacomunista.com/2024/12/03/tutte-le-forze-devono-essere-mobilitate-per-affrontare-i-nemici-della-siria

Immagine: Michael Fleshman, SyriaProtestNyc, july10, CC BY-NC 2.0, via Flickr.

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