Costruire il partito comunista: che la forza sia con noi!

Pubblichiamo, come deciso dall’Assemblea congiunta del Coordinamento Nazionale e dal Coordinamento dei Territori del MpRC tenutasi on-line domenica 6 ottobre, la relazione introduttiva all’Assemblea svolta dal compagno Fosco Giannini, Coordinatore nazionale MpRC. La relazione introduttiva e le stesse conclusioni di Giannini, che interloquendo con il dibattito hanno ripreso i temi dell’introduzione, sono state messe ai voti e hanno registrato un consenso totale, tranne un voto di astensione.  

I comunisti hanno sempre posto la questione del valore del lavoro come questione centrale del loro pensiero teorico e del loro agire politico. Il lavoro è stato il principale acceleratore della storia dell’umanità, il cardine attorno al quale si è costituita la civiltà umana, la sua cultura, il suo sviluppo. Nulla esiste senza il lavoro. Ed è per questo che oggi, in apertura di questa nostra importante riunione congiunta tra Coordinamento Nazionale e Coordinamento dei Territori del Movimento per la Rinascita Comunista (MpRC) non posso non ringraziare tutte le compagne e i compagni che negli ultimi dieci mesi (e cioè dall’11 novembre 2023, giorno in cui il  MpRC si è costituito a Roma, non casualmente presso la “Intifada”) tanto si sono spese/i e tanto hanno lavorato per la costruzione, sul piano nazionale, del MpRC, tanto hanno lavorato per giungere sino a qui e dare consistenza a quel nostro progetto strategico di cui oggi parleremo.

Come in una sorta di “artifizio” retorico, ringraziando le compagne e i compagni di ogni gruppo di lavoro, di ogni dipartimento, di ogni articolazione attiva del MpRC, potrò ripercorrere la stessa, brevissima ma intensissima fase che va dalla Sala “Intifada” del novembre 2023 sino ad oggi.

A nome della Segreteria nazionale ringrazio i nostri militanti e i nostri dirigenti per le circa 50 iniziative (contro la Nato, sulla questione russo-ucraina, sullo sviluppo cinese, sulla questione palestinese, contro il premierato e contro l’autonomia differenziata, sul lavoro e tante altre) che l’intero corpo del MpRC ha messo in campo dal novembre 2023 sino ad oggi, tra le  quali iniziative vorrei rievocare quella, grandissima, di Foligno (15 aprile 2024) sull’America Latina, con le Ambasciatrici di Cuba, Venezuela, Bolivia e Nicaragua, con circa 250 persone; quella del 27 aprile 2024 a Venezia sulla crisi Russia-Ucraina, con Marinella Mondaini e i nostri dirigenti, con circa 200 persone; quella, in piazza Roma, ad Ancona, subito dopo l’attacco di Israele a Gaza, con circa 400 persone, tanta parte del popolo palestinese e arabo delle Marche e con le conclusioni del compagno palestinese Bassam Saleh’ e di chi oggi relaziona.

Ringrazio la compagna Candida Caramanica (responsabile delle Relazioni Internazionali) per il grande lavoro internazionalista, per l’importante lavoro politico di insediamento che sta svolgendo sul territorio dei Castelli Romani, per le iniziative su questo territorio contro la guerra imperialista e contro la Nato e per averci messo a disposizione, gratuitamente, nella periferia romana, un locale che abbiamo adibito a nostra sede nazionale.

Ringrazio i compagni e le compagne del MpRC di Condofuri Marina (Reggio Calabria) per le due grandi Feste di popolo, con le piazze piene tra dibattiti politici, cene all’aperto e musica, organizzate in questa provincia di Reggio Calabria  lo scorso agosto 2024; ringrazio i compagni  e le compagne del MpRC di Ancona per la grande Festa (dal 13 al 15 settembre scorso) organizzata a Castelferretti (Ancona), una Festa dal bilancio estremamente positivo: 6 dibattiti politici (due al giorno: lotta contro il premierato e l’autonomia differenziata; guerra della Nato contro la Russia; presentazione del libro politico-teorico del MpRC “Primi appunti politico-teorici”; crisi della Sanità pubblica; questione palestinese e tavola rotonda finale sul tema “Verso la costruzione del partito comunista” con i segretari di Costituente Comunista, Patria Socialista, Resistenza Popolare e MpRC); circa 25 oratrici/oratori; circa 300 persone, complessivamente, ai dibattiti; circa 200 persone alle cene di ogni serata.

Come ringrazio i compagni/e del Piemonte per le Feste di Torino e Ivrea, sempre dello scorso settembre, caratterizzate da una militanza, specie ad Ivrea, di giovani, da un folto pubblico, dall’altissimo livello dei dibattiti (sono intervenuti: Alessandro Volponi, presidente del Centro Studi “Domenico Losurdo”; Alessandro Pascale, di Resistenza Popolare e storico del movimento comunista e operaio; Francesco Galofaro, docente di semiotica all’Università di Milano; Marinella Mondaini, filologa all’Università di Mosca) e da cene e pranzi popolari – Ivrea e Torino – della “lussuriosa” tradizione culinaria piemontese.

Ringrazio il compagno Salvatore Fedele (già direttore di reparti di chirurgia, che in questa veste di medico aiuta gratuitamente diversi nostri compagni, anche per semplici terapie, esempio di come può vivere virtuosamente una comunità comunista), compagno Fedele che ha costruito per il MpRC, attraverso due recenti viaggi a Mosca – a proprie spese – un forte rapporto politico con il Partito Comunista della Federazione Russa, un rapporto costantemente tenuto vivo dalla relazione per telefono e mail, in inglese, che il compagno Fedele mantiene col Dipartimento Esteri del Partito Comunista di Zyuganov.

Ringrazio i compagni/e del Dipartimento Esteri del MpRC, “guidati” dal nostro Responsabile Esteri, compagno Gianmarco Pisa, che stanno portando avanti un grande lavoro, volto sia alla costruzione delle relazioni internazionali che alle iniziative contro la guerra imperialista e contro la Nato. Con i rappresentanti in Italia dei Paesi rivoluzionari dell’America Latina (Cuba, Venezuela, Nicaragua, Bolivia) molto forti sono le relazioni che il MpRC sta intessendo, così come con altri partiti comunisti dell’Ue e del mondo. Da rimarcare lo straordinario lavoro svolto dalla delegazione del MpRC (Gianmarco Pisa, Vladimiro Merlin, Candida Caramanica, Annita Benassi) a Lisbona, il 6, 7 ed 8 settembre 2024, alla 30esima edizione della “Festa do Avante!” (settimanale del Partito Comunista Portoghese), tra le più grandi Feste comuniste del mondo, durante la quale la delegazione del MpRC ha incontrato ufficialmente il Dipartimento Esteri del Partito Comunista Portoghese ad altre delegazioni di partiti comunisti europei e dell’Africa.

In quest’ottica di lavoro internazionale, tra l’altro, non possiamo dimenticare, per la sua grande importanza politica, l’incontro ufficiale, avvenuto lo scorso 29 febbraio 2024, che il compagno Michelangelo Tripodi, Presidente Nazionale del MpRC, ha avuto a L’Avana, a nome del MpRC, con esponenti del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba.

Come siamo tenuti a ringraziare i compagne e le compagne (Adriana Bernardeschi, Alessandro Volponi, Fosco Giannini, Michelangelo Tripodi, Ascanio Bernardeschi, Francesco Galofaro, Vladimiro Merlin, Gianmarco Pisa, Alessandra Ciattini, Rolando Giai-Levra,  Fulvio Bellini, Fabrizio Fasulo, Federico Fioranelli, Giacomo Sferraglio, Alberto Sgalla, Alessandro Testa) che hanno contribuito alla “scrittura” complessiva del nostro libro sulle grandi questioni politico-teoriche del movimento comunista e operaio contemporaneo italiano, un libro dal titolo volutamente “understament” (“Primi appunti politico-teorici”) e formato da 27 capitoli (27 grandi questioni, dal nuovo imperialismo alla nuova forma-partito comunista per la quale dobbiamo lavorare; dalle questioni internazionali ad alcune tracce storiche del movimento comunista italiano, da Gramsci a Lenin a Togliatti) e 328 pagine, un libro fortunato e già quasi totalmente venduto e da ristampare per una seconda edizione. Un libro, soprattutto, dal carattere politico-teorico non dogmatico e “liturgico”, ma innovativo, per un’innovazione che certo non “butta via il bambino con l’acqua sporca”, ma per tutti i grandi temi affrontati (“I comunisti e lo Stato”, il capitolo sulla forma-partito comunista, il capitolo “I comunisti e le migrazioni”, il capitolo “Pausa Engels e Intelligenza Artificiale”, quello dal titolo “Non si emancipa il genere se non si libera la classe”, e per ogni altro di tutti i 27 capitoli, utilizza un metodo di analisi che, partendo dall’“analisi concreta della situazione concreta”, rifugge dal dogma per corroborare l’analisi di classe.

Ringraziamo i nostri compagni (a cominciare dal compagno Federico Giusti, del Movimento “No Camp Darby”di Pisa) per essere stati presenti alla manifestazione dello scorso 5 settembre a Roma per il popolo palestinese, come ringraziamo i compagni/e  che si stanno preparando per la manifestazione, sempre a fianco del popolo palestinese e ancora a Roma, del prossimo sabato 12 settembre.

Ringraziamo i compagni/e del MpRC di Ancona che andranno con le nostre bandiere alle (difficili, poiché la città è tutta “zona rossa”) manifestazioni che si terranno ad Ancona dal 9 all’11 settembre contro il G7 Sanità che si svolgerà, appunto, nella città Dorica.

Occorre ringraziare sinceramente e con grande ammirazione, tutta la redazione del nostro giornale, “Futura Società”, e la sua direttrice, compagna Adriana Bernardeschi, per aver messo in campo in pochi mesi (dal novembre 2023, quando si costituì a Roma il MpRC), un giornale che ha già conquistato prestigio politico e la stima di tanti, anche e soprattutto al di fuori del MpRC.

Come non si possono non ringraziare i compagni/e che danno il loro, importante, contributo alla sempre più “alta” attività del Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo”.

Come è doveroso ringraziare i nostri Dipartimenti Lavoro (diretto dal compagno Vladimiro Merlin, Dipartimento che ha già messo in campo un’importante campagna contro la privatizzazione delle Poste) ed il Dipartimento Economia, diretto dal compagno Ascanio Bernardeschi.

Ringraziamo il Dipartimento Organizzazione, diretto dal compagno Gianni Favaro, che davvero ha diretto, come si faceva un tempo nei partiti comunisti seri, l’organizzazione generale del MpRC, mettendo in campo, tra l’altro, sia il blog che il canale you tube, “In direzione contraria e ostinata”, (molto visitati!) del MpRC.

Molto del lavoro messo in campo dai compagni e dalle compagne del MpRC lo avrò certamente dimenticato e per questo mi scuso preventivamente con essi. Resta il fatto, anche se non siamo qui per autoincensarci – poiché tanti limiti e difetti restano, tutti, da superare e correggere – resta il fatto che il lavoro politico messo in campo in soli 10 mesi da tutte e tutti noi è palesemente poderoso, ed è in qualche modo incredibile essere riusciti a produrlo!

Oggi (ed è possibile farlo proprio sulla base materiale del lavoro concreto prodotto, poiché se fossimo stati su di una “nuova di chiacchiere”, di nulla di importante e strategico si sarebbe potuto parlare) noi siamo qui per discutere collettivamente del progetto politico per il quale da anni lavoriamo: la ricostruzione del partito comunista in Italia!

Un partito antimperialista e rivoluzionario, di quadri e con una linea di massa (una linea di massa, poiché per costruire un rapporto di massa ci vorrà tempo, capacità di lotta, radicamento, inclinazioni non elettoralistiche,  dovendo noi, peraltro, superare quell’enorme problema oggettivo dato dal fatto che da anni e anni, quel poco che riamane del movimento comunista organizzato italiano ha perduto, e persino reciso, i legami col movimento operaio complessivo e con il popolo. Mentre noi dobbiamo esattamente pensare ad un partito comunista di popolo, che interpreti il sentimento popolare e i problemi e le sofferenze reali del popolo e che a partire da ciò non sia una nicchia avanguardista, “stravagante “e autoreferenziale, ma sia un’avanguardia popolare. Un partito comunista che sappia quanto costa un chilo di pane, quanto si soffre per non riuscire a pagare una bolletta o un mutuo della casa o l’affitto mensile, e insieme sappia costruire i suoi quadri facendoli studiare Marx, Lenin, Gramsci, quadri che dovranno sapere quanto è dura, per un operaio, un muratore, un contadino, una parrucchiera, un postino, pagare il ticket per un’ecografia e, insieme, sapere che cosa intendeva Marx per “alienazione”. Un compito difficile, ma la cui soluzione è indispensabile, sia per superare il populismo, che per costruire una vera coscienza di classe, una coscienza che “senta” la classe,

Costruire il partito comunista come un’avanguardia di popolo: per giungere, oggi, in questa assemblea congiunta del Coordinamento Nazionale e del Coordinamento dei Territori del MpRC, a poter discutere di questo obiettivo dobbiamo, rapidamente, ripercorrere le nostre ultime tappe.

Il Movimento per la Rinascita Comunista si costituisce a Roma, presso la “Sala Intifada”, l’11 novembre del 2023. Quando il MpRC, dopo la propria costituzione, si presenta pubblicamente, esso è già un vasto “prodotto” politico unitario, poiché convergono in esso Il Movimento per la Rinascita del Partito Comunista Italiano, guidato dai compagni della Calabria; dai Comunisti della Sardegna; dalla parte più avanzata de La Città Futura, dai compagni del Piemonte di Interstampa, da Cumpanis e dai compagni di Catania, Palermo e Lampedusa.

Ciò che dobbiamo immediatamente rilevare è che la costituzione del MpRC come “prodotto comunista unitario”, già di per sé inverte, per la prima volta e da anni e anni, quel continuo e nefasto processo di divisione, polverizzazione, atomizzazione e feudalizzazione interno allo stesso e generale movimento comunista italiano. Ciò che possiamo asserire è che tutti i movimenti ed i giornali che hanno costituito il MpRC sono stati innanzitutto caratterizzati da una forte spinta unitaria, una spinta così positiva che, dopo solo 10 mesi dalla costituzione dello stesso Movimento, nessuno di questi movimenti e giornali ricorda la propria provenienza originaria, ma tutti “sono” il MpRC.

Ed è sulla base di questa forte ed inedita, in Italia, nel mondo comunista, pulsione unitaria che il MpRC lancia la proposta, nel maggio del 2024, in una grande assemblea pubblica al Teatro Flavio di Roma, diretta ad aprire un “Tavolo per l’unità d’azione e di lotta dei comunisti in Italia”. Alla proposta rispondono positivamente, e con altrettanto spirito unitario, Costituente Comunista, Resistenza Popolare e Patria Socialista.

Il Tavolo parte e ben presto si constata la profonda omogeneità ideologica e politica dei 4 soggetti comunisti, la loro volontà di azione unitaria ed il loro progetto, tra di essi totalmente condiviso, volto alla costruzione del partito comunista in Italia.

Ciò che c’è da aggiungere, e non è cosa di poco conto, è che attraverso l’unità dei 4 soggetti comunisti del Tavolo (Tavolo che a breve si doterà di un nome comune e unitario) il nuovo soggetto unitario comunista potrà essere presente (certo a macchia di leopardo, con aree territoriali dalla forte presenza unitaria e altre aree più deboli e anche molto più deboli e facciamo questa doverosa puntualizzazione poiché tuto dobbiamo fare meno che vendere aria fritta) in Sardegna, Sicilia, Calabria, Abruzzo, Molise, Umbria, Marche, Toscana, Roma, Emilia-Romagna, Torino, Ivrea, Milano, Friuli Venezia Giulia e Veneto.

I compagni e le compagne del “Tavolo” unitario (non vediamo l’ora che il Tavolo abbia un nome)  sono consapevoli che per cogliere l’obiettivo della costruzione del partito comunista non basterà la volontà dei gruppi dirigenti e dei militanti oggi organizzati dal Tavolo stesso, ma occorrerà un grande lavoro politico volto alla popolarizzazione dello stesso soggetto comunista unitario nascente, alla costruzione di maggiori legami di massa e alla sua presenza attiva  nelle lotte e nel conflitto, sia per ciò che riguarda la lotta contro le guerre imperialiste e per l’uscita dell’Italia dalla Nato, sia per il generale conflitto di classe e, dunque, per l’uscita dell’Italia dall’Ue e dall’euro. Anche in relazione al fatto che il nuovo soggetto comunista unitario debba legare, dialetticamente, il progetto autonomo volto alla costruzione del partito comunista a quello volto alla costruzione di un più vasto fronte di lotta e di popolo contro le guerre imperialiste e contro le politiche liberiste dell’Ue e del governo Meloni, c’è, al Tavolo, una totale sintonia.

Come una sintonia totale vi è rispetto ad una concezione solo apparentemente “nuova”, ma in verità da sempre facente parte del pensiero e dell’azione  comunista e rivoluzionaria, del movimento comunista mondiale, del movimento antimperialista e anticolonialista  passato e presente, dello stesso pensiero di Lenin e di Gramsci, e la concezione è la seguente: la lotta per la sovranità popolare è un cardine di ogni progetto comunista  e rivoluzionario; solo attraverso questa concezione e questa pratica potremo dare consistenza alle parole d’ordine “fuori l’Italia dalla Nato” e “fuori l’Italia dall’Ue e dall’euro”. Occorre, nella lotta e nello sviluppo del pensiero politico e ideologico, riconsegnare al sostantivo “sovranità” la propria, iniziale, nobiltà ideologica e semantica, strappando dalle mani delle destre, e anche delle destre fasciste, l’apparente “proprietà” del concetto di sovranità, una “proprietà” solo apparente poiché le destre e i fascisti, essendo ideologicamente consustanziali all’imperialismo e al capitalismo, non possono oggettivamente proporre nessun progetto di sovranità nazionale, ma solo nazionalismi subordinati all’imperialismo. A partire da ciò, solo i comunisti e gli antimperialisti possono conseguentemente definirsi sovranisti.

Ma quali sono le iniziative a breve termine a cui sta lavorando il Tavolo del soggetto comunista unitario, per iniziare il lavoro politico versi la costruzione del partito comunista?

Da qui a dicembre 2024 sono state messe in cantiere 4 (grandi, e per questo lavoriamo!) manifestazioni nazionali, ognuna organizzata da uno dei soggetti comunisti del Tavolo con la caratteristica che ad ognuna delle 4 manifestazioni partecipino tutti i segretari, i dirigenti nazionali di ogni soggetto, oltre esponenti, operai ed intellettuali, della lotta contro la guerra imperialista e del conflitto di classe.

Le quattro manifestazioni, le cui date, i titoli, i manifesti e la propaganda saranno, appena possibile, resi pubblici, si svolgeranno a Milano, Firenze, Campobasso e Reggio Calabria e i temi – diversi l’uno dall’altro – saranno quelli, ancora da definire nei dettagli, della lotta contro la guerra, contro  la Nato ed il “sistema di guerra e repressione” che il governo sta costruendo in Italia; quelli del lavoro, della questione meridionale e della lotta contro il premierato e contro l’autonomia differenziata.

Come conclusione di questo primo ciclo di iniziative e di lotte, si organizzerà una quinta manifestazione comunista nazionale ed unitaria nel gennaio del 2025 a Roma. Ma tutto ciò non sarà che l’inizio di quel percorso che dovrà portarci, attraverso un impegno sempre più volto alla costruzione dei legami con la classe e con il popolo (e ciò detto senza enfasi, ma come obiettivo concreto su cui strenuamente lavorare, conoscendone le grandi difficoltà).

Il contesto nel quale si muove il nostro progetto di costruzione del partito comunista in Italia (spinta imperialista alla terza guerra mondiale, attraverso un asse consapevole e costruito “a tavolino” tra la guerra Usa-Nato-Ue contro la Russia e la guerra in tutto il Medio Oriente che va scatenando il fascismo israeliano, e il sistema di guerra e repressione che va organizzando in Italia il governo Meloni) è stato lucidamente illustrato dal  Presidente Nazionale del MpRC, compagno Michelangelo Tripodi, nella sua introduzione, e non vi torno sopra. Aggiungendo solamente che al “sistema di guerra e repressione” che va mettendo in campo il governo italiano, si assomma una disgraziatissima politica governativa quale folle prodotto di interessi diversi delle varie fazioni della coalizione governativa di destra.

 Il male assoluto, per il popolo italiano e per la stesa democrazia, sta nel fatto che siamo di fronte ad uno “scambio”, da corporazioni borghesi e fasciste, tra gli interessi dei Fratelli d’Italia comandati da Meloni, che puntano al premierato, cioè alla dittatura borghese oggi per la destra possibile, e agli interessi della Lega, che puntano, come per un ritorno pieno del progetto di “Padania Indipendente” di Umberto Bossi, alla divisone tra nord e sud del Paese attraverso la legge sull’autonomia differenziata. La riunione congiunta, e per molti versi illegale, di venerdì 4 ottobre tra governo e Regioni, con la presenza delle sole Regioni del nord d’Italia e dell’Emilia-Romagna, nella quale riunione la Regione Veneto, col presidente Zaia (Lega per Salvini), ha chiesto ben 9 autonome regionali, compresa quella per il commercio estero, e la Regione Lombardia, che col presidente Fontana (anch’egli della Lega per Salvini)ne ha chieste 6, la dice lunga sul connubio oscuro tra “sistema di guerra”, svolta autoritaria e disgregazione del Paese. Questione alle quali va aggiunta la nuova e forte torsione antioperaia, “consacrata” dal G7 su “Lavoro e occupazione” tenutasi dall’11 al 13 settembre a Cagliari, durante la quale, dietro le grandi “chiacchiere” sul lavoro contemporaneo, è stata ratificata la linea della flessibilizzazione totale per il mondo del lavoro.

Veniamo, però, ad un punto cruciale: rispetto al nostro progetto di ricostruzione del partito comunista si sollevano domande, dall’esterno e dal nostro stesso interno, verso le quali bisogna avere rispetto, che dobbiamo ascoltare e alle quali dobbiamo rispondere.

Quattro, essenzialmente, sono queste domande: “Ma la forma-partito” non è superata? Ma il comunismo non è storicamente morto? Il contesto internazionale non è particolarmente sfavorevole per il progetto di costruzione del partito comunista? Ma in Italia non vi sono già trenta partiti comunisti?”

Per rispondere esaustivamente a queste quattro domande occorrerebbero tre ore, ma già l’ho fatta lunga e mi obbligo ad essere stringato, pagandone un po’ il prezzo sul piano espositivo.

In relazione alla prima domanda: la forma-partito non vi è sempre stata, essa è una forma storicamente giovane, moderna, nata tra i fuochi della rivoluzione industriale inglese e della rivoluzione francese. Sorse dal ventre della storia per dare organizzazione al nascente movimento operaio e, per tale motivo, fu duramente attaccata, demonizzata, ideologicamente e politicamente, dalle aristocrazie e dalle neoborghesie inglesi e francesi, che rovesciarono sulla forma-partito un impressionante e temporalmente lungo fuoco di fila. Lo stesso fuoco di fila che, oggi, per gli stessi motivi ideologici di fondo, la cultura dominante scaglia contro la forma-partito e che impressiona tante nuove forze politiche (anche di ispirazione  di sinistra e comunista) che, subendo l’attacco ideologico del potere, rinunciano a priori, spaventate, al termine e alla concezione stessa di partito: M5S, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Potere al Popolo, Sinistra Italiana, ecc. Tutte forme, nominalmente ma spesso concretamente (nel senso che finiscono poi, in mancanza della democrazia di partito, per essere guidate da piccole dittature interne o persino da “Elevati”) non partitiche. Mentre per i comunisti la forma-partito rimane la forma organizzativa assolutamente prioritaria e decisiva per la lotta rivoluzionaria, con quegli elementi interni che solo un partito comunista può dare: coscienza di classe, coesione, disciplina, centralismo democratico come forma massima della democrazia interna, organizzazione per la lotta, trasformazione del partito in un’anticipazione della democrazia rivoluzionaria e del socialismo per cui si combatte.

Risposta alla seconda domanda: è il movimento comunista italiano, non quello mondiale, a vivere una grande crisi e ciò per ragioni legate alla storia stessa del movimento comunista del nostro Paese, che dobbiamo indagare profondamente e sinceramente anche per trasformare la risposta  in un ulteriore strumento della nostra cassetta degli attrezzi; crisi del movimento comunista italiano che, in estrema e rozza sintesi può essere, tuttavia, così descritta: la grave involuzione ideologica e politica finale del PCI storico ed il vuoto lasciato dalla sua scomparsa non è stato mai colmato, né da Rifondazione Comunista, che non è stata in grado di “rifondare” nulla, che ha trasformato il proprio, iniziale ed importante, progetto comunista in un caravanserraglio ideologico tanto enfaticamente “rivoluzionario” sul piano parolaio quanto moderato sul piano della prassi politica, né, il vuoto lasciato dal PCI storico, è stato colmato dai piccoli partiti comunisti nati, tutti, per “gemmazioni progressive” (o scissioni continue) dalla stessa Rifondazione Comunista. “Gemmazioni” che, proprio per la loro natura progettualmente non autonoma, ma scissionista, hanno prodotto (piccoli) partiti comunisti ideologicamente e progettualmente spuri e deboli, impossibilitati infatti, come la realtà delle cose ha dimostrato, a crescere. Ma mentre il movimento comunista italiano è davvero in grande crisi, quello mondiale (ecco la risposta alla seconda domanda) è in grande spolvero e in continua crescita: circa 200 sono i partiti comunisti nel mondo, presenti in tutti i continenti e i più grandi di essi, da soli o assieme ad altre forze antimperialiste e rivoluzionarie, governano, oggi, circa un quinto dell’intera umanità. E nei Paesi in cui non sono al governo o sono chiaramente all’opposizione (Russia, India, Giappone, Portogallo, Grecia, Francia, Spagna, Cipro e tanti altri Paesi, in America Latina e in Africa) svolgono un’azione che, sul piano generale, influenza fortemente la vita di circa due miliardi di esseri umani. Se tutto ciò rappresenti una crisi del movimento comunista mondiale solo gli anticomunisti viscerali possono affermarlo.

Risposta alla terza domanda: mai come in questa fase il contesto internazionale è favorevole alla ripresa, nei Paesi ad alto sviluppo capitalistico, della lotta comunista e rivoluzionaria. Dal tentativo di ratifica della “fine della storia”, successivo alla scomparsa dell’Unione Sovietica, un immenso fronte dal carattere antimperialista (che ha come cardine la Cina socialista e come “forma organizzata” i BRICS, alleanza, peraltro, in forte espansione planetaria) ha alzato la testa cambiando profondamente i rapporti di forza a livello internazionale, cambiandoli a netto sfavore del fronte imperialista (base materiale, questa, del progetto di una terza guerra mondiale diretta ad uno “stato quo ante” da parte degli USA e della NATO). È questo, odierno, contesto mondiale (forse persino più favorevole al movimento operaio e comunista di quello del 1917, della fase iniziale dell’Ottobre) che offre una nuova “liceità” rivoluzionaria alle forze comuniste e antimperialiste che operano all’interno delle cittadelle capitaliste, a condizione che esse abbandonino il positivismo e “l’attendismo” che tanto ha segnato il marxismo occidentale (e quello italiano, ricaduto nel positivismo del Partito Socialista di Turati appena spentasi la spinta rivoluzionaria e antipositivista del pensiero di Gramsci) e recuperino in pieno lo spirito leninista e gramsciano dell’azione rivoluzionaria soggettiva, qualità non presente nelle, estenuate, formazioni comuniste italiane odierne e che ci spinge alla costruzione di un partito comunista, appunto, dallo spirito leninista e gramsciano.

Risposta alla quarta domanda: in Italia non vi sono già trenta partiti comunisti, ma purtroppo non ve n’è nessuno, nessuno degno, a partire dalla prassi e dalla lotta reale, di essere definito compiutamente partito comunista (e ciò non è certo un giudizio morale, ma tutto politico). In Rete, certo, fioriscono gruppi che si autodefiniscono “partito comunista”. Ma nulla è ingannevole come la Rete e questi gruppi si presentano e sfioriscono in un battere di ciglia. Per ciò che riguarda, invece, le tre, piccole formazioni politiche più conosciute (Prc, Pci, Pc) esse, purtroppo, vivono una crisi ideologica e organizzativa (e a volte le due crisi assommate) profonda e terminale. Tutte e tre assieme (lo asseriamo con dolore politico e non con sciocco compiacimento) possono contare su di 3 o 4 mila iscritti e, dunque, con ogni probabilità, tutte assieme, poche centinaia di militanti, ma l’uno contro l’altro armati. Ciò che si evince, peraltro, è che nessuna di queste tre formazioni sembra di poter avere minimi segni di ripresa e di espansione, ma, al contrario, ciò che le loro pratiche politiche rimandano sono, piuttosto, segni chiari di fine percorso. Anche da ciò, anche da questa loro condizione drammatica, oltreché dall’intero, positivo, quadro internazionale e nazionale che abbiamo tentato di delineare sopra, ci poniamo il problema della costruzione, in Italia, del partito comunista. Nel rispetto massimo dei militanti delle stesse tre formazioni comuniste che abbiamo citato. Ma lavorando, soprattutto, per riorganizzare e riportare alla militanza la grande diaspora comunista italiana oggi senza organizzazione, senza partito.

Una vasta diaspora comunista, operaia ed intellettuale, atomizzata e dispersa nella fabbriche, nei luoghi di lavoro, nelle accademie e nelle università  che esiste come “prodotto” sociale e culturale della stessa, grande storia comunista mondiale e italiana (a cominciare da quella del PCI storico e dalla sua “potenza” politica, sociale e culturale prima dell’involuzione e dell’autodissoluzione) e cerca un intellettuale collettivo (il partito comunista) per riaggregarsi e superare la propria condizione di “somma di solitudini”; una diaspora profondamente delusa dallo scioglimento del PCI storico, dall’esaurirsi del movimento comunista e rivoluzionario italiano esterno allo stesso PCI storico e dal sostanziale fallimento dei tentativi di colmare il vuoto lasciato dal PCI portato avanti dalle piccole formazioni nate per “gemmazione” o continue scissioni dal PRC. Noi (il MpRC, Costituente Comunista, Resistenza Popolare, Patria Socialista, con attorno già tanti compagni e compagne senza organizzazione) ci poniamo da tempo la questione della mancanza, in questo Paese, di un forte partito comunista. E assiduamente e con vasto spirito e sguardo unitario vogliamo lavorare per dare risposta a questo problema.

E vorrei finire, per questo progetto tanto razionale quanto difficile e che fa comunque tremare le vene dei polsi, non con una citazione di Marx o di Lenin, ma con una di “Guerre Stellari”, del film “Star Wars”: Che la forza sia con noi!”.

Ne abbiamo bisogno!

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