A cura del dipartimento esteri MpRC

Lo scorso 30 maggio 2025 è stato approvato a larga maggioranza dalla Camera dei deputati della Repubblica Ceca un pacchetto di emendamenti al codice penale che comportano la criminalizzazione di qualsivoglia forma di “sostegno e promozione del movimento comunista” con pene detentive fino a dieci anni.
Il pacchetto prevede una pesante e arbitraria stretta repressiva con pene fino a dieci anni di carcere per chiunque esponga, pubblichi, insegni, promuova, organizzi, comunichi, realizzi iniziative pubbliche o semplicemente esprima solidarietà orientate in senso comunista, basate sugli ideali di giustizia e libertà propri del pensiero di Marx, Engels, Lenin, o di grandi intellettuali e protagonisti del panorama culturale e filosofico mondiale come Antonio Gramsci o György Lukács, o di movimenti e figure della storia protagoniste tra l’altro della liberazione dell’Europa dal nazismo e dal fascismo storico. Con tali emendamenti dunque non solo è oltraggiata la memoria storica dei grandi movimenti di liberazione del nostro continente ma è anche colpita pesantemente l’agibilità politica e democratica, la possibilità di battersi e di lottare per un mondo migliore.
Si tratta di un ennesimo tentativo, arbitrario e violento, antistorico e revisionista, di falsificazione della storia a uso e consumo delle classi dominanti e dei loro interessi. Come ribadito dal Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSČM), partito storico del panorama politico ceco e principale obiettivo di questa virulenta campagna, la nuova legge prende di mira il partito, punta a colpire i comunisti e le comuniste, e fa seguito ad analoghi tentativi anticomunisti in altri Paesi dell’Unione europea e nel mondo. La Repubblica ceca non è nuova a manifestazioni di questo genere; fu proprio la Repubblica ceca, con l’adozione della famigerata “Legge sulla illegalità del regime comunista e sulla resistenza contro tale regime”, nel 1993, con la quale fu messo al bando il Partito Comunista di Cecoslovacchia (KSČ), il primo Paese o Stato successore nell’Europa centro-orientale a provare a mettere al bando l’esperienza storica socialista. Non mancano peraltro altri, diffusi, casi in Europa.
In Germania, ad esempio, patria di Marx ed Engels, le autorità tedesche hanno recentemente tentato di cancellare il Partito Comunista Tedesco (DKP) dall’elenco dei partiti legalmente registrati. In Lettonia e Lituania, le rispettive classi dominanti, vero e proprio avamposto del più recente anticomunismo europeo, hanno completamente messo al bando le bandiere, i simboli e perfino i partiti comunisti. In Ucraina, il regime di Kiev, i partiti comunisti sono stati messi al bando nel 2015, i loro beni sono stati confiscati e i loro leader esiliati, imprigionati e perfino torturati. La cosiddetta “decomunistizzazione”, vera e propria strategia di cancellazione storica e di revisionismo storico, ha portato, in Ucraina, all’abbattimento di 2380 monumenti e statue di epoca sovietica, 1320 statue in onore di Lenin, e a rinominare ben 987 centri abitati.
Questo processo trova dunque il suo acme oggi in Repubblica ceca, colpisce direttamente i comunisti e le comuniste del KSČM, ma si sviluppa come processo storico e politico in termini più ampi, coinvolgendo in prima persona le classi dominanti europee e la stessa Unione europea. La famigerata Risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa pretende addirittura di equiparare di fatto, nella responsabilità storica, oppressori e liberatori, sotto lo slogan di «ideologie totalitarie, come il nazismo e lo stalinismo», provando invano a cancellare l’indelebile contributo, decisivo e determinante, dei comunisti e delle comuniste nella Liberazione dell’Europa.
L’anticomunismo rozzo e viscerale diventa, come sempre, lo strumento di una riscrittura della storia e di una ridefinizione dell’immaginario ad uso e consumo delle classi dominanti, per puntellare il proprio potere e fare fronte alla propria crisi di legittimità. È un fenomeno proprio della logica politica della crisi capitalista. Quando il capitalismo non è in grado di fare fronte alle proprie contraddizioni insanabili e alla propria crisi inarrestabile, interviene con la forza, facendo strame della legalità formale, per preservare il sistema con ogni mezzo. Per questo ribadiamo, come Movimento per la Rinascita Comunista (Italia), la nostra più ferma e incrollabile solidarietà ai compagni e alle compagne del Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSČM), e ci uniamo alla loro iniziativa e alla loro lotta: i comunisti e le comuniste non saranno messi a tacere e non arretreranno di un passo, come non arretreranno i valori di cui i comunisti e le comuniste sono i principali artefici e promotori, i valori della pace con giustizia sociale, del progresso, dell’eguaglianza e della solidarietà internazionale.
