“Manuale popolare per la costruzione del partito comunista”. Questo è il titolo dell’ultimo libro, in uscita, di Fosco Giannini, che sarà presentato per la prima volta a Milano (tutto sulla locandina) il prossimo 21 febbraio 2025.
Per ordinare il libro on line: http://www.venturaedizioni.it
Sull’orlo del baratro: l’esigenza di una nuova luce e di una nuova lotta
Prefazione di Adriana Bernardeschi

Questo libro nasce sull’orlo del baratro, in un momento dei più bui della storia dell’umanità.
Gli scenari di guerra che insanguinano il mondo, atroci ed estesi in una misura che non si era vista dopo le guerre mondiali del secolo scorso, vanno articolandosi in una terza guerra mondiale a cui l’imperialismo atlantico, per sopravvivere al proprio declino e alla propria sconfitta storica, non si fa scrupoli di ricorrere, utilizzando la violenza militare come unica carta rimasta da giocare in un contesto di crisi strutturale e irreversibile del suo sistema economico.
La strategia della guerra totale portata avanti dalla Nato ha uno dei suoi cardini principali negli eventi susseguitisi in Ucraina dopo il colpo di stato del 2014: la guerra e le violenze in Donbass portate avanti per otto anni dalle milizie neonaziste del governo illegittimo di Kiev, sotto il silenzio complice del mondo occidentale, e poi ciò che è seguito all’operazione speciale russa scientemente provocata dagli USA, che hanno disatteso gli accordi presi tra i due paesi e inficiato ogni tentativo diplomatico, per portare avanti una guerra per procura alla Cina attraverso l’indebolimento della Russia, e in sostanza anche una guerra all’Europa, potenziale concorrente dell’imperialismo USA e possibile alleato economico dell’asse russocinese. Un’Europa, peraltro, totalmente subalterna ai dettami di Washington, che paga la guerra “contro se stessa” sostenendola con le spese in armamenti e con il massacro sociale dei propri popoli, attraverso politiche, come quella delle sanzioni alla Russia, che condannano i paesi dell’Unione Europea allo smantellamento del loro apparato industriale e alla recessione.
E l’articolazione della violenza che sta mettendo il mondo intero a ferro e fuoco ha il suo cuore pulsante a Gaza, dove si sta consumando da oltre un anno un genocidio immane, con pochi precedenti nei metodi e nelle proporzioni, dove i crimini di guerra più efferati avvengono per mano dell’esercito israeliano ogni ora in diretta streaming, abituandoci al raccapriccio e all’impotenza. Sotto l’ottundimento delle coscienze a opera della faziosa propaganda mainstream, si sono alzate comunque molte voci, soprattutto di giovani, ma la repressione è stata feroce e le parole sono rimaste inascoltate, come fossero semplici puntualizzazioni di un principio che non può avere conseguenze pratiche, come fossero preghiere rassegnate. Neppure un procedimento della Corte Internazionale di Giustizia, con i dati fattuali portati alla luce del sole (ma c’era ben poco che ne avesse realmente bisogno), ha potuto avere efficacia nel contrastare il sistematico sterminio di un popolo a opera dello stato sionista, e il progressivo allargamento delle violenze militari ai territori circostanti, al Libano, alla Siria, all’Iran, nel tentativo da parte di Israele di allargare sempre più il conflitto.
L’imbroglio del doppio standard occidentale riguardo alla valutazione delle guerre, che a seconda della convenienza sono “invasioni”, “autodifesa” (o “missioni umanitarie”, se si va poco indietro nel tempo), non è mai stato così lampante come in questa circostanza, dove si continua a utilizzare in modo risibile l’attentato del 7 ottobre 2023 come motivo valido per l’operazione di annientamento della vita a Gaza, proseguito da allora ininterrottamente in modo scientifico, sotto l’impunità più totale.
L’aria che si respira nel mondo fa mancare l’aria, come dice una vecchia canzone. È aria di fascismo. Non (o non solo) quello storico, istituzionalizzato nel Ventennio, sconfitto dalla Resistenza partigiana, bensì uno in vesti aggiornate che altro non è, come sempre, se non la faccia cattiva dell’imperialismo in crisi, il sostegno in forma di violenza alle politiche economico-sociali neoliberiste della classe dominante, il substrato necessario alla crescita delle disuguaglianze; il liberalismo deve abbattere le stesse conquiste democratiche liberali perché i conti tornino.
Per lasciare spazio a queste manovre violente e legittimarle, serve, sul piano sovrastrutturale, minimizzare i fatti storici, mistificarli, revisionarli, come è stato fatto negli anni, in modo che questo “protofascismo” rimanesse sottotraccia nella cultura, per poter essere riattivato in tutte le sue potenzialità quando necessario.
Ecco così che anche nell’opinione pubblica, addomesticata all’autoritarismo, al militarismo, persino al razzismo, non c’è scandalo se ad agire a Kiev, con le nostre armi, c’è il battaglione Azov, se le sue insegne sfilano nel corteo del 25 aprile, per portare uno solo dei moltissimi esempi di sdoganamento di fenomeni neofascisti.
È in questo clima che si configura anche la stretta repressiva in atto nel nostro paese, che con il nuovo disegno di legge sulla sicurezza tenta una vera e propria disarticolazione del conflitto sociale, smembrandolo e rendendolo impotente.
Di fronte a questo complessivo colpo di coda dell’agonia imperialista, sul piano internazionale esiste un fronte che vi si contrappone, con protagonisti i paesi non allineati agli USA – BRICS+ e non solo – che indica l’alternativa del multipolarismo, del ritorno del diritto internazionale, di una convivenza basata sull’autodeterminazione dei popoli e sulla pace, aprendo anche nuovo spazio per le battaglie complessive della classe lavoratrice.
In Italia, invece, l’assenza di opposizione all’esistente, se non quella puramente esteriore che rivendica diritti civili, ma solo quando le forze che li sbandierano non sono al governo, toglie l’ossigeno a ogni forma di indignazione e rivolta.
Molto si è parlato e si parla della frammentazione del movimento comunista, che Fosco Giannini questo libro ha vissuto sulla propria pelle nei suoi vari passaggi. Ma ancor prima di questa, come sua condizione necessaria, è una coscienza collettiva “di sinistra” quella che è venuta a mancare, o meglio, che è stata mutilata delle sue connotazioni essenziali di classe e dunque snaturata, fino a divenire espressione di politiche buoniste astratte, ambientaliste “da giardinaggio”, femministe borghesi, paladine del politically correct anziché della giustizia sociale, fautrici della scomposizione della fondamentale oppressione di classe in isolate forme di discriminazione contro cui potersi sdegnare in modo assolutamente innocuo per un modello di società fondato sullo sfruttamento. La grande e incombente ombra della guerra ha messo ancora più in risalto ciò, nelle scelte atlantiste e guerrafondaie di una sinistra “liberal” ammantata di pacifismo astratto, così come lo è di antifascismo, anch’esso astratto in quanto avulso da diversi suoi essenziali valori fondanti.
Insomma, un individualismo culturale e sociale come causa ed effetto della negazione del ruolo della classe lavoratrice e degli oppressi nel superamento del capitalismo e dei suoi orrori, nel rendere possibile una liberazione dell’umanità.
Per creare un mondo nuovo, dunque, è innanzitutto necessario riarticolarare il conflitto di classe, ricomporre i pezzi del movimento comunista per rendere possibile una forte azione politica e culturale che organizzi la lotta degli sfruttati e produca coscienza di classe.
Proprio tutti questi temi, indissolubilmente collegati fra loro, sono l’ossatura di questo libro, composto da saggi e articoli dell’autore che vanno dal 2021 al 2024.
Questo libro, dall’orlo del baratro, indica una possibile strada da percorrere, un argine da costruire, fornendo strumenti di analisi e comprensione della fase in atto e tracciando un orizzonte che ci restituisca orientamento e forza.
Poiché credo che la politica non si possa separare dalla vita personale di chi la pratica nel suo significato più genuino, mi preme sottolineare che questo libro è anche la testimonianza di un percorso politico, culturale ed esistenziale, quello di Giannini, di coerenza, rigore – ma senza dogmatismo, con l’apertura mentale di chi nel suo vissuto giunge alla politica attraverso la letteratura, come potrete leggere nella bella intervista che accompagna questo libro, fatta da Luigi Basile –, senza mai un cedimento alle mode di “indebolimento” del pensiero critico, con un prioritario impegno internazionalista, teso a costruire, nonostante l’assenza del partito, intensi rapporti internazionali, con lo spirito unitario come bussola, con lo sforzo costante e infaticabile di ricongiungere laddove c’è stata frammentazione, in questo unendo indissolubilmente il piano politico con quello umano.
Questa impronta umanistica, connessa filosoficamente al materialismo dialettico e scientifico, al superamento dell’idealismo ma anche del positivismo terzointernazionalista, non può che richiamare alla mia mente il pensiero di Álvaro Cunhal, che per merito dell’autore – grazie al quale il libro fondamentale di questo pensatore, Il partito dalle pareti di vetro, è giunto in Italia – ho letto, trovando la sua opera uno strumento essenziale per la prassi politica.
È l’“allegria del vivere e del lottare” di Cunhal quella che traspare dalle righe di questo libro, e il partito comunista da costruire, come dichiarato dal titolo, è quello “dalle pareti di vetro”, rivoluzionario nell’azione quanto democratico nell’organizzazione, il partito degli sfruttati, degli oppressi, degli emarginati: non il partito che li rappresenta, bensì il partito da loro stessi costruito, organizzato, vissuto.
Una scommessa difficile ma che rappresenta l’unica via per un reale cambiamento, per colmare il baratro che l’umanità ha di fronte. Una scommessa in cui investire tutte le forze dei comunisti attualmente in diaspora, e in cui l’autore ha investito l’intera vita.
Sinossi (in quarta di copertina)
“Manuale popolare per la costruzione del partito comunista”: una raccolta di saggi e interventi di Fosco Giannini, in buona parte pubblicati su diverse riviste tra il 2021 e il 2024 che, nel loro insieme, offrono un contributo politico e teorico omogeneo al progetto di unire i comunisti, in Italia, riorganizzandoli in un’unica formazione politica. Molti e determinanti sono i temi affrontati: l’illusione imperialista della “fine della storia” dopo l’autodissoluzione dell’Unione Sovietica; l’immediata “insurrezione” antimperialista planetaria che dà anche vita ai Brics-plus; la spinta, scientemente voluta, alla terza guerra mondiale da parte del fronte imperialista guidato dagli Usa con l’Ue drammaticamente subordinata; le politiche antioperaie e antidemocratiche di Bruxelles e della Bce; la Nato quale primo nemico mondiale per la pace ed esercito straniero di occupazione in Italia; la crisi profonda dell’attuale e disperso movimento comunista italiano e l’esigenza, nel nostro Paese, dell’unità dei comunisti e della costruzione di un partito comunista all’altezza dei tempi e dell’odierno scontro di classe, anche quale perno di un più vasto fronte di massa e di popolo contro le guerre imperialiste e per l’uscita dell’Italia dalla Nato e dall’Ue. Temi che, affrontati con grande libertà intellettuale e spirito antidogmatico, offrono un significativo contributo al rilancio di un pensiero e di una prassi comunista e della rivoluzione nel nostro Paese.

