Acca Larentia. Il fascismo non è libertà di pensiero: è reato

di Laura Baldelli

Quest’anno, il 25 aprile, saranno 80 anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, ma come ogni anno il 7 gennaio dobbiamo fare i conti con le manifestazioni fasciste per i ragazzi morti nel 1978 in via Acca Larentia al quartiere Tusculano di Roma. Il 1978 fu davvero un anno terribile perché il 16 marzo fu rapito Aldo Moro ed il 9 maggio fu ritrovato ucciso. Non abbiamo fatto i conti con la storia recente, troppi misteri, omissioni, depistaggi, reticenze. C’è anche chi dice che dopo questo terribile episodio, come Francesca Mambro, che affermò: “Acca Larentia segnò la rottura definitiva di molti di noi con il M.S.I.” Infatti inizio la lotta armata con i NAR.

Le uccisioni dei due ragazzi del Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti vent’anni e Francesco Ciavatta di anni diciotto, nell’agguato davanti alla sede del M.S.I e Stefano Recchioni poco dopo in seguito agli scontri con le forze dell’ordine, non hanno colpevoli: chissà chi si celava dietro i Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale, la sigla terroristica che rivendicò l’agguato e chissà chi sparò a Recchioni, perché i sospettati, alcuni di Lotta continua ed un carabiniere furono assolti. Anche sulle armi usate ci sono dei misteri: la mitraglietta Skorpion con cui vennero uccisi Bigonzetti e Ciavatta fu la stessa utilizzata dalle Brigate Rosse negli attentati dell’economista Ezio Tarantelli, dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti, del prof. Roberto Ruffilli ed il proiettile che uccise Recchioni non era in dotazione all’Arma dei Carabinieri.

Dopo quarantasette anni, con oggi al governo la destra di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che affonda la sua storia nel M.S.I. ed in Alleanza Nazionale, si ripetono, alle 18 in punto, i macabri rituali dei camerati accorsi da Casa Pound e anche dall’estero, con il saluto fascista al grido “presente”, e non sono mancati i saluti gladiatori con gli avanbracci tra gli intervenuti, molti dei quali incappucciati. Solo un ragazzo, un eroe di quartiere è stato definito, ha osato gridare: “Viva la Resistenza, Viva la Costituzione!”. Inauditamente è stato fermato ed ha dovuto mostrare le sue generalità alle forze dell’ordine.

Era dalla mattina che tutta la via ed il quartiere erano invasi da commemorazioni con cerimonie separate e blindate: una del Comune di Roma con corona per le vittime degli anni di piombo, la seconda della Regione Lazio con il presidente Francesco Rocca, un politico dal profilo assolutamente “nostalgico” ed anche molto cattolico. Non sono bastate le aperture dell’amministrazione capitolina per una cerimonia condivisa e soprattutto una targa che evitasse la scritta “camerati”. L’Anpi ha infatti chiesto la rimozione della targa apposta giorni fa con la scritta “camerati”. Già nel 2012 nel 34° anniversario i militanti neofascisti sostituirono la lapide, perché non erano d’accordo sulla dicitura: “vittime della violenza politica”, con un’altra che diceva:” assassinati dall’odio comunista e dai servi dello stato”; ma anche un anno fa fu aperta un’inchiesta, chiusa a dicembre 2024 con 31 persone che rischiano il processo, per il reato di apologia del fascismo per varie croci celtiche posizionate nel quartiere. Anche quest’anno la Digos ha filmato tutto e la questura ha informato che erano presenti 1300 manifestanti/camerati.

Il fatto che merita davvero rilevanza è quell’unico giovane antifascista che ha avuto il coraggio di ribellarsi, così tanto coraggio da doversi identificare davanti alle forze dell’ordine, mentre gli altri tra saluti romani, croci celtiche e segni della croce non commemoravano quei morti, bensì i simboli del fascismo. Infatti il giovane antifascista ha avuto ancora il coraggio di parlare di fronte ai pubblici ufficiali, dicendo che il mondo girava al contrario ed ai giornalisti presenti ha dichiarato che non vuole che il suo quartiere diventi un’altra Predappio e che venga rispettata la Costituzione nata dalla Liberazione.

Inoltre intervistato dalla Rai ha dichiarato: “Giustissimo che si ricordino le vittime di quel periodo, ma questo non può giustificare un raduno di neofascisti, tra croci celtiche, saluti romani e richiami chiari al ventennio. È inaccettabile e lo sarebbe per qualsiasi paese abbia subito gli orrori del fascismo e del nazismo. Inaccettabile per chiunque queste cose le abbia studiate. Forse qualcuno non ha studiato”.

Infatti ha posto il problema della diffusa ignoranza, di quanto sia sottovalutato e mal raccontata, anche dai libri di testo a scuola, la nostra Storia del ‘900, quanto il revisionismo storico sia in corso da anni e quanto oggi si voglia addirittura riscriverla; e con al potere Fratelli d’Italia che affonda le radici nel M.S.I. e in Alleanza Nazionale, e che persevera nel vittimismo aggressivo di destra, dimenticando le loro sanguinose vendette e con le forze dell’ordine che riflettono questo clima, il pericolo per la nostra democrazia è serio. Infatti un manifestante, un camerata, ha affermato che la storia è falsa e va riscritta. E questa non è libertà di pensiero, il fascismo è reato.

Le aperture al dialogo con la strafottenza dei fascisti e della destra neoliberista al potere non servono, indeboliscono e noi rischiamo che la verità venga cancellata. Il decreto sicurezza i tentativi di modificare la Costituzione sono i preludi a tempi durissimi per le nostre libertà.

Quel giovane antifascista ha affondato il coltello nella piaga, ha evidenziato quell’antifascismo da commemorazione e che il dialogo onesto non può esistere con i fascisti, vanno applicate le leggi e sanzionati i colpevoli. Ma le cause vanno anche ricercate nella disonesta pacificazione sociale del dopo guerra, in cui la magistratura, ancora tutta fascista, ostacolò la piena attuazione della nostra Costituzione, così nei governi, che hanno avuto sempre ben altre priorità, piuttosto che lavorare per i principi di eguaglianza sociale e pari opportunità.

Molti benpensanti dicono che questo neofascismo non mette in pericolo la nostra democrazia e che sono altre le emergenze del nostro paese, senza capire che il fascismo è sempre servo del potere, a disposizione delle classi dominanti che difendono i loro poteri economici ed i propri privilegi.

Il dialogo belante, come la pace belante non servono contro l’imperialismo e i suoi servi fascisti.

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