Da Lisbona di Gianmarco Pisa responsabile esteri MpRC
Intervento di Bárbara Carvalho, Direzione del Settore Intellettuale dell’Organizzazione Regionale di Lisbona, XXII Congresso PCP: La difesa e la promozione della cultura come libertà, trasformazione ed emancipazione, Almada, 13 dicembre 2024.

La cultura è, per noi comunisti, un elemento essenziale di libertà, un motore di trasformazione sociale e un percorso di emancipazione individuale e collettiva.
La politica culturale che il Partito propone consiste, come si legge nel nostro programma, “nell’esercizio effettivo dei diritti culturali, nella creazione delle condizioni per lo sviluppo integrale dell’individuo e dei valori culturali della società”. È quindi compito e diritto di tutti i comunisti, di tutti i lavoratori, di tutto il popolo, e non elemento esclusivo degli intellettuali o degli artisti e degli operatori culturali.
Difendere la cultura come libertà implica assumere la cultura come diritto. Diritto di accesso, di fruizione, ma anche diritto di partecipazione e di creazione. Implica quindi una democrazia culturale che promuova una coscienza progressiva, stimoli la creatività e garantisca la diversità. Marx scriveva che “l’oggetto d’arte – come qualsiasi altro prodotto – crea un pubblico capace di percepire e apprezzare la bellezza. Pertanto la produzione non crea solo un oggetto per il soggetto, ma anche un soggetto per l’oggetto”.
Perciò la cultura non può essere ridotta a un costrutto di libertà. È un motore di trasformazione sociale, individuale e collettiva. È, più che un riflesso, una condizione fondamentale per la libertà. Attraverso una cultura veramente democratica, si possono dare nuovi significati a valori e idee considerati inevitabili e mettere in discussione il pensiero unico.
È nella cultura, in questa cultura come conquista della libertà – quella che non si limita ai confini della cultura artistica ma che implica l’espansione dell’educazione e dell’insegnamento, la funzione sociale e culturale della scienza, il ruolo culturale della comunicazione sociale, l’arte come conoscenza – è in questa cultura che risiede uno dei pilastri più solidi per l’emancipazione sociale. E questa emancipazione è possibile solo in un contesto in cui la cultura non è intesa come una merce e il settore cultura come una sfera dell’economia, ma piuttosto come un bene pubblico.
La crescita delle “industrie culturali”, l’incoraggiamento alla mercificazione dei beni culturali e della creatività stessa, l’espansione della cultura dei mass media, lo spettacolo come forma privilegiata di merce culturale, il disinvestimento nelle espressioni culturali popolari, la colonizzazione culturale, la turistizzazione della cultura, e la promozione della divisione sociale delle arti su base di classe sono parte strutturale del capitalismo; e la cultura si è sempre più affermata come settore privilegiato per la riproduzione dell’ideologia dominante e come spazio per consolidare il pensiero egemonico concepito come una presunta identità culturale collettiva.
È alla luce di questa analisi che, dall’ultimo Congresso, abbiamo organizzato il II Incontro Nazionale della Cultura del PCP, nel 2022, sotto il motto “Democratizzazione e libertà culturale: per un Servizio Pubblico della Cultura. In questo incontro è stato definito che “la questione politica che si pone è quella di contrapporre la diversità all’omogeneizzazione. Ampliare lo spazio per l’immensa ricchezza e le molteplici articolazioni della cultura universale. Sviluppare in ogni individuo un creatore, e non un consumatore passivo e abitudinario di beni culturali”.
Il Servizio Pubblico della Cultura è, quindi, uno strumento per realizzare il diritto alla cultura e alla democrazia culturale. È garanzia di indipendenza, autonomia e diversità culturale; lotta alle disuguaglianze; affermazione dei diritti dei lavoratori della cultura; ampia partecipazione e coinvolgimento; investimenti pubblici; valorizzazione della cultura come causa comune.
In quanto struttura che promuove una politica culturale democratica, il Servizio Pubblico della Cultura è concepito come responsabilità dello Stato centrale, copre l’intero territorio nazionale, concentra una rete di centri di creazione, presuppone un sistema di finanziamento stabile e lavora con diritti e garantisce “l’accesso a tutti alla cultura come produttori della cultura del proprio tempo e fruitori della cultura di tutti i tempi”.
Per raggiungere l’obiettivo, è necessaria un’azione politica volta a universalizzare l’accesso, rafforzare la produzione culturale e valorizzare gli operatori culturali. Non può che essere questa la strada. Solo in una società che riconosca la cultura come diritto e fattore di trasformazione sarà possibile raggiungere l’emancipazione, in cui ogni individuo possa vivere pienamente la propria libertà ed essere costruttore di un futuro comune.
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Immagine:
Nikolai Kupreyanov: L’istruzione extracurricolare universale insegna a definire meglio la propria vita – Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=70342031.
