Firenze, 1° dicembre: la lotta di Prospettiva Unitaria contro la Nato e contro l’UE

Di Stefano Zecchinelli *Redazione di “Futura Società”

Firenze, presso il Circolo Arci Brozzi, Prospettiva Unitaria (PU) ha “ingranato la quarta” nel progetto di unificazione delle forze comuniste. La giornata d’approfondimento, la prima di quattro tappe rigorosamente pianificate (dopo Firenze, Reggio Calabria, Milano, Campobasso per poi giungere alla manifestazione nazionale di Roma, il 25 gennaio 2025) concerne proprio la politica estera: i comunisti devono cogliere, in un contesto internazionale, ciò che Lukàcs chiamava la dimensione della totalità.

Domenica 1° dicembre, presso il Circo Arci Brozzi di Firenze, s’è tenuta la prima iniziativa, pubblica, d’analisi politica di Prospettiva Unitaria, alla presenza dei dirigenti nazionali: Nicola Bettolini (Costituente Comunista), Salvatore Catello (Resistenza popolare), Ivan Collini (Patria Socialista) e Fosco Giannini (Movimento per la Rinascita Comunista). L’argomento, di strettissima attualità, “Guerra, Nato e Unione europea. Dopo l’elezione di Trump come cambia lo scenario geopolitico?”, ha preso in esame il mutamento degli scenari geopolitici dopo l’elezione di Donald Trump, in un contesto di “guerra globale” scatenata dall’imperialismo Usa contro i Paesi Brics. L’analisi, una disamina che ha risaltato piena convergenza nella politica internazionale dei quattro movimenti comunisti, si cala nella realtà fattuale: il rilancio della dottrina della “guerra eterna” contro la Siria baathista, baluardo dell’antimperialismo e dell’antisionismo.

Prospettiva Unitaria: la politica di Donald Trump è un’altra faccia dell’imperialismo

La disamina elaborata dal nuovo soggetto politico, Prospettiva Unitaria (una dinamica unificante dei comunisti e dei marxisti proiettata nel medio periodo), esula da una duplice semplificazione: (1) la dicotomia fra destra aziendale e “sinistra imperiale”, la quale considera la fazione “dem” del complesso militare-industriale una sorta di “male minore”; (2) una concezione riduttiva della politica estera che, in sintesi, rileggerebbe la politica di Donald Trump solo sotto la categoria geopolitica di “isolazionismo” (anche se Fosco Giannini ha ricordato come l’isolazionismo abbia già agito negli Usa, nei tempi della nascita della Nazione e in altre fasi della sua storia, unendo guerra doganale a guerra reale). Il capitalismo non può fare a meno dell’imperialismo, quindi il trumpismo rappresenta un cambio di fase del Pentagono, organico all’ideologia neocons: il perpetuarsi dell’Impero Usa nel ventunesimo secolo. I relatori hanno esposto, rapportandosi col pubblico (un pubblico protagonista) tematiche oggettivamente complesse, dalla “guerra eterna” al “terrorismo totale” sponsorizzato da Washington e Tel Aviv per destabilizzare Stati sovrani ed indipendenti.

Se, da una parte, i “dem” vorrebbero rilanciare la dottrina della “guerra eterna” contro la Federazione Russa, Donald Trump, dall’altro lato, ha aderito al progetto di costruzione artificiale della Grande Israele, un progetto neocoloniale e razzista contro il mondo arabo e musulmano. La Repubblica Islamica dell’Iran, il bastione persiano nella transizione al mondo multipolare, è vittima d’una duplice aggressione imperialista: gli assassinii mirati, una politica criminale del Mossad che emula la prassi della Gestapo, pianificati esternamente da Tel Aviv col supporto della CIA; il rischio d’un “cambio di regime” contemplato da Washington, fin dall’elezione dell’antimperialista radicale Mahmud Ahmadinejad. Donald Trump e Kamala Harris: per dirla con Stalin, “non esiste un male minore, entrambe le scelte sono peggiori”.

I dirigenti di Prospettiva Unitaria, differenziando radicalmente la politica delle proprie organizzazioni dalla “sinistra imperiale”, non hanno dubbi nel rifiutare la logica del “né, né”: davanti una aggressione imperialista, i comunisti hanno il dovere incondizionato di schierarsi dalla parte dell’aggredito (a prescindere dalla natura politica dei governi) contro l’aggressore. L’imperialismo Usa, in questa fase storica, è “il genocida più rispettato del pianeta”, ciononostante l’ideologia dogmatica sulla “fine della storia” è un aborto (politico) vivente: sistematizzata da Fukuyama, è stata decostruita dal socialismo latino-americano multipolare (prima) e dalla riscossa multilaterale del Sud Globale (poi). L’asse Mandela-Gheddafi (come c’ha ricordato il compagno Fosco Giannini), sulla scia delle relazioni sino-brasiliane, mandò nel panico i circoli economici neoliberali anglosassoni; il Sud Globale non intende piegarsi all’Occidente collettivo.

Largamente partecipata, le domande dal pubblico hanno posto l’attenzione – in sintesi – su due questioni concernenti la geopolitica globale:

  • La posizione dei Comunisti davanti la questione israelo-palestinese (nel complesso il Sionismo ed i suoi crimini).
  • La lotta marxista-rivoluzionaria contro Nato e Ue.

Dopo una attenta disamina della genesi storica del sionismo (mirabilmente condotta dal compagno Salvatore Catello) i comunisti considerano lo Stato etnico israeliano un “incidente della storia”, ciononostante l’antisionismo non dev’essere confuso con l’antisemitismo (come bene ha spiegato il compagno Ivan Collini) come i maestri della dissonanza cognitiva (perlopiù i giornalisti lubrificati filo-USA) vorrebbero far credere. L’Unione Sovietica, nel 1948, sostenne la creazione d’uno Stato binazionale israelo-palestinese, anti-razzista e libero dell’egemonismo anglosassone, una posizione tuttora attuale: la liberazione della classe operaia arabo-israeliana, è propedeutica alla sconfitta della Nato (come chiarito dal compagno Nicola Bettolini) di cui il sionismo è un pilastro. La sconfitta di Israele, in quanto entità statuale e regime imperialista, potrebbe aprire le porte a nuove Rivoluzioni antimperialiste. Per dirla con Chavez “Israele è un braccio assassino dell’Impero USA”.

L’Unione Europea è un progetto di destra, più precisamente: l’Ue è Reagan in Europa, un piano post-fascista contro la classe operaia del centro ed ovest Europa. In altri termini, l’Ue è l’ala civile ed economica della Nato. Prospettiva Unitaria è anti-europeista proprio perché antimperialista: Bruxelles è la “lunga mano di Washington” nella globalizzazione della “lotta di classe dall’alto”, un progetto neoliberale finalizzato a distruggere una porzione del pianeta. Contro Nato e Ue, Prospettiva Unitaria chiama, in modo non dogmatico, all’unità dei comunisti e di tutte le forze antimperialiste; non c’è futuro all’interno della globalizzazione neoliberale, un regime americanocentrico in cui dominano corruzione, guerra, neofascismo e sfruttamento.

L’amministrazione Trump è una “maschera di facciata” dell’imperialismo nord-americano, una minaccia per i Paesi antimperialisti sudamericani, oltre alla reiterata guerra economica contro la Repubblica Popolare Cinese (modello che Prospettiva Unitaria intende disaminare con attenzione, anche in rapporto al futuro dell’Europa). In piena aggressione imperialista alla Siria baathista, non possiamo non ricordarci che fu Donald Trump, su mandato di Netanyahu, a dare l’ordine di assassinare vigliaccamente l’architetto della sconfitta di Daesh: il Generale Qasem Soleimani.

La straordinaria riuscita della manifestazione di Firenze, alla quale davvero e finalmente molti giovani hanno partecipato, da una spinta forte alle altre manifestazioni nazionali di Prospettiva Unitaria (Reggio Calabria 7 dicembre, Milano 13 gennaio e Campobasso 17 gennaio 2025), alla manifestazione nazionale di PU del 25 gennaio 2025 a Roma e allo stesso progetto strategico di PU, volto a riorganizzare una forza comunista, all’altezza dei tempi e dell’odierno scontro di classe, nel nostro Paese.

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