di Fosco Giannini, Coordinatore nazionale MpRC

Il Movimento per la Rinascita Comunista (MpRC) accoglie con grande soddisfazione politica e morale e profondo senso della giustizia internazionale i mandati emessi dalla Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aja (che trova le proprie radici storiche nei Tribunali Militari Internazionali che furono chiamati a giudicare i capi nazisti al Processo di Norimberga) che ingiungono i Paesi che hanno aderito allo Statuto di Roma del 17 luglio del 1988 (attraverso il quale prese corpo politico e giuridico lo stesso CPI) di arrestare, qualora entrassero in questi Paesi firmatari, il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant.
I tre giudici del CPI dell’Aja hanno motivato la sentenza con le accuse, verso Netanyahu e Gallant, di “crimini di guerra e crimini contro l’umanità” e hanno motivato la loro decisione di rendere pubblica la sentenza sia perché il premier e l’ex ministro della Difesa di Israele “potrebbero continuare a perpetrare i loro crimini”, sia “nell’interesse delle vittime palestinesi e delle loro famiglie”. La sentenza dell’Aja poggia la propria decisione sul rilevamento oggettivo dei veri e propri orrori comandati contro il popolo palestinese di Gaza da parte di Netanyahu e Gallant, orrori disumani che hanno portato alla morte di circa 50mila palestinesi, di cui circa 20mila bambini, col conseguente fatto che il 42% delle famiglie di Gaza accudisce bambini non propri e che 19mila bambini palestinesi vivono separati dai loro genitori, che le unità neonatali degli ospedali di Gaza accolgono un gran numero di neonati non reclamati, che il campo di A Kan Younnis, gestito da volontari, accoglie oltre mille i bambini di uno o entrambi i genitori e che in questo campo c’è una sezione per bambini “unici sopravvissuti” che hanno perso tutta la loro famiglia. La guerra di Israele contro il popolo palestinese non è stata, e continua ad essere, solo un genocidio (al quale lo stesso papa Francesco ha alluso), ma anche un infanticidio di massa, una politica sanguinaria alla Erode. Gaza è ridotta ad essere, dai bombardamenti voluti direttamente da Netanyahu e Gallant, un’intera distesa di distruzione e macerie, ove la vita dei palestinesi è, umanamente, un insopportabile inferno quotidiano. Un rapporto di “Europei per al-Quds” dell’agosto 2024 ha documentato 715 violazioni (sino a quel punto), da parte dell’esercito israeliano, dei diritti umani, in gran parte prodotte da incursioni e arresti, violazioni che hanno incluso sparatorie, demolizioni, violenze da parte dei coloni israeliani e restrizioni di ogni libertà di movimento, anche per la fuga dai bombardamenti, dei palestinesi, sino alla dura proibizione di ogni attività giornalistica, specie nella Gerusalemme occupata. Già nel febbraio del 2024 il procuratore del CPI dell’Aja, Karim Khan, per avviare la requisitoria contro Netanyahu e Gallant, aveva messo a fuoco i reati “di denutrizione, per il popolo palestinese di Gaza, come strumento di guerra, sterminio, persecuzione, assassinio, in un’onda generale di attacchi contro la popolazione civile”. Netanyahu, subito dopo la sentenza dell’Aja, ha tacciato di “antisemiti” i giudici del CPI, sfuggendo alle proprie responsabilità e reiterando un’accusa, e la giusta memoria storica dell’orrore nazista dell’Olocausto, come un orrendo alibi per gli attuali orrori fascisti di Israele. La stessa estrema destra israeliana, gli stessi ministri di Netanyahu di estrema destra, hanno reagito alla sentenza dell’Aja con queste parole: “La nostra risposta ai giudici dell’Aja deve consistere nel prenderci la Giudea e la Samaria”, indicando con i nomi biblici l’attuale Cisgiordania, dove vivono in cattività, sotto la feroce e quotidiana repressione dei soldati israeliani, i palestinesi della diaspora e dove “governa” – sotto la spada di Israele- il presidente palestinese Abu Mazen. Gli stessi coloni israeliani, che sotto la spinta ideologica e politica di Netanyahu, vanno sempre più occupando i territori palestinesi e hanno già progettato, alla fine della guerra di Israele, di insediarsi, occupandolo, il nord di Gaza (ricco, peraltro, di gas e petrolio) e dopo la sentenza dell’Aja hanno rilanciato con ancor maggiore forza questo loro disegno, argomentandolo, anch’essi, con “l’antisemitismo” della Corte Penale Internazionale e con l’odio contro il popolo palestinese. Joe Biden, ancora per poche settimane presidente Usa, ha già duramente respinto i mandati di arresto emanati dall’Aja per Netanyahu e Gallant e anche il nuovo leader dei repubblicani di Trump al Senato americano, John Thune, ha già messo a fuoco e proposto una legge “di ritorsione” contro il Tribunale dell’Aja, confermando e anticipando la politica filoisraeliana, anti iraniana e anti palestinese del nuovo presidente Trump.
Il MpRC sa bene che solo una mobilitazione dei popoli, quella stessa mobilitazione che in questa già lunga e terribile fase per il popolo di Gaza, e ora per il popolo libanese, ha portato nelle piazze di tutto il mondo centinaia di milioni di persone, può tenere alta la guardia e confermare la sentenza dell’Aja che reputa Netanyahu e Gallant criminali di guerra. Il MpRC sa bene, e ancor più dopo la sentenza dell’Aja, che il suo compito, in Italia, è mobilitarsi ed unire i comunisti, i lavoratori, il movimento studentesco, le forze antifasciste e democratiche al fine di mantenere piene le piazze in difesa del popolo palestinese.
E questo, ogni dirigente e militante del MpRC, in senso unitario farà!
