
Ancona 14 novembre 2024
La situazione produttiva e occupazionale del comprensorio fabrianese non accenna a migliorare, anzi, nuvole nere si addensano all’orizzonte considerando che, ai 195 licenziamenti, previsti per dicembre 2024 per la chiusura della società GIANO SrL, si aggiunge l’incertezza per il sito di Comunanza di Beko Europe e l’incertezza associata all’attesa di un piano industriale per il sito di Melano, che tarda ad arrivare.
La verità è che un ulteriore colpo terribile si sta abbattendo sui lavoratori delle Cartiere, delle loro famiglie e sull’intera popolazione fabrianese: il gruppo Fedrigoni ha infatti annunciato la chiusura dello stabilimento di Fabriano, il licenziamento di tutti i lavoratori diretti, con conseguente effetto sull’indotto che porterà il numero dei lavoratori interessati a circa 300 unità.
La decisione della chiusura ha creato grande preoccupazione nell’intera comunità, che inizia a mobilitarsi e a denunciare l’enorme gravità sociale della scelta distruttiva operata dal gruppo Fedrigoni. Già negli scorsi giorni, una folta rappresentanza di lavoratori, in sciopero per 8 ore, ha organizzato un sit-in davanti a palazzo Leopardi, sede del Consiglio regionale Marche. Poiché da tempo, nel fabrianese, tra la vendita della grande azienda di elettrodomestici Merloni agli americani della Whirpool, la successiva, recente, autosvendita della Whirpool alla Beko turca, e ora l’annuncio della chiusura delle cartiere Miliani, “si sente suonare”, per l’intera popolazione del territorio, il “de profundis”.
Gli operai del sit-in, molto opportunamente, di fronte all’ingresso del Consiglio regionale hanno piazzato una bara di cartone con incise sopra le date di nascita della storica cartiera fabrianese, 1264, e di morte, appunto il 2024. Sopra la bara i fiori donati, con ironia, rabbia e tristezza, da tutti i dipendenti che potrebbero perdere il posto di lavoro.
A nostro avviso, altrettanta preoccupazione destano però anche gli approcci al problema da parte delle istituzioni, sia regionali che dell’amministrazione del Comune di Fabriano. Questi soggetti infatti tendono, sostanzialmente, ad accettare le proposte di soluzione del problema occupazionale della Fedrigoni che, nella migliore delle ipotesi in campo, prevedono un parziale riutilizzo dei lavoratori in altre produzioni locali ma anche trasferimenti a Verona e in Trentino.
Anche considerando i possibili prepensionamenti sono più di 50 i lavoratori che non hanno collocazione, è evidente che non può essere questa una soluzione percorribile. D’altronde l’ipotesi fatta dalla sindaca Ghergo di allungare di un anno la chiusura e utilizzare la Cassa Integrazione, rappresenta soltanto una forma di agonia ad effetto ritardato che consentirebbe un ulteriore sfilacciamento della vertenza senza alcun controllo sugli esiti.
Pertanto noi comunisti riteniamo che l’unica proposta da mettere in campo per tutelare tutte le maestranze, comprese quelle dell’indotto, sia quella del ritorno delle cartiere all’Istituto Poligrafico dello Stato, sottraendole così al fondo speculativo Bain Capital.
E’ ormai chiaro a tutti che i processi di privatizzazione e di finanziarizzazione dell’economia adottati ampiamente sia dal nostro Pese, sia dalla Regione, sono alla base della deindustrializzazione di interi settori produttivi. Bisogna invertire la tendenza adottando processi di nazionalizzazione anche perchè le conseguenze negative vengono soprattutto pagate dai lavoratori. Noi comunisti siamo e resteremo, con la nostra proposta, a fianco degli operai in lotta fino all’auspicata soluzione positiva della vertenza.
P.U.M
