“L’uso di armi nucleari, anche tattiche, pone seri problemi per Israele a causa della sua mancanza di profondità strategica. Il territorio israeliano è geograficamente piccolo e densamente popolato, il che significa che qualsiasi uso di armi nucleari, anche limitato, potrebbe avere conseguenze devastanti anche per il paese stesso”
di Orazio Di Mauro, esperto di questioni geopolitiche e militari; coordinatore MpRC Catania e del Coordinamento Nazionale MpRC

Durante i negoziati di pace per chiudere la guerra del Vietnam, Richard Nixon impiegò la Madman Theory (“Teoria del pazzo”), una strategia basata sulla minaccia di un uso nucleare per spingere il Vietnam del Nord e le superpotenze alleate, come l’URSS e la Cina, a concedere condizioni favorevoli agli Stati Uniti. Con l’operazione Giant Lance, nel 1969, Nixon ordinò ai bombardieri B-52 armati di testate nucleari di avvicinarsi ai confini sovietici, sperando che la paura di un’escalation spingesse i nemici a negoziare. Tuttavia, la minaccia nucleare non ottenne i risultati sperati: il Vietnam del Nord non cedette, e i colloqui di pace continuarono per anni, poco effetto ebbero sulla dirigenza politica e militare sovietica…
Oggi, una versione aggiornata della Madman Theory potrebbe essere applicata dagli USA nei confronti dell’Iran. Di fronte alla continua espansione del programma nucleare iraniano, alcuni analisti ipotizzano che gli Stati Uniti possano sfruttare la minaccia implicita di un conflitto nucleare per spingere Teheran a fare concessioni. Questa tattica, che mira a instillare incertezza e paura, potrebbe rappresentare un tentativo di guadagnare una posizione di forza in una situazione in cui la diplomazia e le sanzioni non sembrano sufficienti. Bisogna però comprendere che i siti nucleari iraniani non sono in bunker, più o meno profondi, ma in profondissime caverne naturali e che un bombardamento avrebbe solo effetti superficiali.
Nel contesto attuale, è importante considerare anche il ruolo della centrale nucleare di Dimona in Israele. Mentre Israele mantiene una politica di non trasparenza nucleare, non confermando né negando il possesso di armi nucleari, la centrale di Dimona è completamente sotto controllo israeliano, senza interferenze dirette da parte degli Stati Uniti, che però offrono un supporto politico e diplomatico significativo. Questo consente a Israele di mantenere una capacità nucleare che, pur non dichiarata ufficialmente, rappresenta una componente cruciale della sua strategia di difesa. Rimane però il dubbio se Dimona sia integralmente in controllo di Tel Aviv. Due problemi rimangono insoluti. Quante manutenzioni degli ordigni nucleari fa Israele e se la fa in quanto dipende dagli esperti statunitensi per la stessa. A nostro parere se in questo mezzo secolo la minaccia nucleare è stata reale ciò lo si deve agli Stati Uniti.
Nondimeno, l’uso di armi nucleari, anche tattiche, pone seri problemi per Israele a causa della sua mancanza di profondità strategica. Il territorio israeliano è geograficamente piccolo e densamente popolato, il che significa che qualsiasi uso di armi nucleari, anche limitato, potrebbe avere conseguenze devastanti anche per il paese stesso. L’Iran, al contrario, possiede una notevole profondità strategica, con un territorio vasto che gli consentirebbe di sopportare meglio eventuali contrattacchi. Questo squilibrio rende estremamente avventato per Israele considerare l’opzione nucleare, poiché l’impatto delle radiazioni o delle conseguenze di un’escalation nucleare colpirebbe gravemente il proprio territorio e la sua popolazione.
Israele, consapevole di questa vulnerabilità, ha puntato su una deterrenza nucleare piuttosto che su un uso attivo di armi nucleari. Il rischio che qualsiasi conflitto nucleare, anche limitato, possa sfuggire di mano è altissimo, specialmente in un contesto così geograficamente ristretto. Questo differenzia profondamente la situazione di Israele da quella di altre potenze nucleari, come l’Iran, che può contare su vasti territori e popolazioni distribuite più uniformemente. Non dimentichiamo che l’ultimo attacco iraniano con missili balistici e qualche missile ipersonico ha bucato il tanto decantato Iron Dome. Si rifletta sulle devastazioni e la contaminazione radioattiva che una sola bomba atomiche all’idrogeno pari a 10.400 kT, mille volte quella di Hiroshima, può causare.
