Usa: operai Stellantis e Ford verso la lotta

di Ivan Plotnikov, da “La Pravda” n°105 del 26 settembre 2024. Versione italiana a cura di Fosco Giannini

Pubblichiamo questa importante notizia pubblicata da “La Pravda” poiché naturalmente – per le delocalizzazioni e i licenziamenti in atto alla Stellantis nordamericana –  interessa fortemente anche gli operai italiani della Stellantis e la stessa azienda automobilistica italiana: il gigante automobilistico transnazionale Stellantis sta per affrontare uno sciopero dei lavoratori americani. Il presidente della United Auto Workers (UAW), Sean Fein, lo ha annunciato il 17 settembre. La casa automobilistica possiede 14 marchi, tra cui Fiat, Jeep, Opel, Dodge e Chrysler. E negli Stati Uniti lavorano oltre 40mila iscritti ai sindacati.

A scatenare l’intento di lotta dei lavoratori americani sono stati i piani della direzione Stellantis diretti a spostare la produzione delle auto Dodge Durango da Detroit al Canada. La casa automobilistica è stata anche accusata di aver rinnegato la promessa di aprire uno stabilimento a Belvidere, Illinois. Inoltre, il sindacato si è opposto alla recente decisione di Stellantis di licenziare più di duemila dipendenti nello stabilimento di assemblaggio di autocarri di Warren, nel Michigan.

“Negli ultimi 25 anni, Stellantis ha venduto o chiuso 18 stabilimenti produttivi, nonostante i profitti record degli ultimi dieci anni. O permettiamo al CEO fuori controllo Carlos Tavares e ai suoi sostenitori miliardari di chiudere uno stabilimento dopo l’altro e distruggere il nostro Paese, oppure reagiamo e mobilitiamo la classe operaia americana per resistere all’avidità aziendale”, ha affermato il presidente della UAW (il sindacato dei lavoratori, United Automobile Workers, n.d.r.) Sean Fein, parlando ai membri del sindacato.

Sean Fein ha inoltre affermato che 28 sezioni locali della UAW hanno presentato denunce contro Stellantis al National Labor Relations Board, e 18 di loro hanno già chiesto un voto di sciopero. Si prevede che le proteste inizieranno in uno o più stabilimenti in Ohio, Indiana e Michigan.

I vertici di Stellantis negano ogni accusa e accusano lo stesso Fain di danneggiare la reputazione dell’azienda.

Inoltre, il sindacato ha annunciato un altro possibile sciopero nel caso in cui le trattative con la casa automobilistica Ford fallissero. Circa 500 lavoratori del reparto utensili e stampaggio dello stabilimento di Dearborn, nel Michigan, chiedono sicurezza sul lavoro, parità salariale per i lavoratori qualificati e migliori condizioni di lavoro. Uno sciopero nell’azienda interromperà la produzione del popolare modello di auto F-150.

Le proteste previste potrebbero far parte di una strategia sindacale su larga scala per esercitare pressioni sull’industria automobilistica statunitense. Ricordiamo che lo sciopero nazionale della UAW dello scorso anno contro i Tre di Detroit (Stellantis, General Motors e Ford) ha coinvolto circa 50mila lavoratori. I lavoratori hanno ottenuto un aumento salariale record del 25% e più posti di lavoro, mentre le aziende automobilistiche hanno perso miliardi di dollari. Così forti e motivate erano le ragioni degli operai da ricevere persino il sostegno di Joe Biden.

Quest’ultimo fatto dimostra che le forze politiche potrebbero essere coinvolte in futuri scioperi, soprattutto nel periodo che precede le elezioni americane del 5 novembre. È noto quindi la UAW critica anche Donald Trump, contro il quale diverse settimane fa ha sporto denuncia federale per minacce e intimidazioni contro i lavoratori. Inoltre, la UAW e diversi altri gruppi sindacali, tra cui la Federazione americana del lavoro, il Sindacato internazionale dei dipendenti dei servizi, il Sindacato dei lavoratori degli hotel e dei ristoranti, la Federazione americana dei dipendenti statali, provinciali e comunali e la Federazione americana degli insegnanti, stanno scendendo in lotta per gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici di tutti questi comparti del lavoro.

“La Pravda” ha già reso noto degli scioperi in Germania legati alla chiusura degli stabilimenti Volkswagen e Audi. Quasi tutta l’industria europea e americana si trova oggi ad affrontare problemi simili. I motivi principali sono sicuramente tre: primo, la politica americana delle sanzioni contro la Russia, politica che restringe, sia per gli Usa che per l’Ue, i mercati russi, cinesi, euroasiatici in genere e internazionali; secondo, la conseguenza delle sanzioni americane contro la Russia che, nell’area Ue e soprattutto in Germania, togliendo risorse energetiche provenienti dalla Russia, alimenta la crisi generale dell’industria; terzo, e non certo per importanza, l’espandersi quasi irrefrenabile, anche verso i mercati tedeschi ed europei, dell’economia cinese, a partire dalle auto elettriche.

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