di Nadia Marabese, Coordinamento Nazionale MpRC Piemonte

Si è svolta sabato 21 e domenica 22 settembre ad Ivrea e Torino, la Festa Nazionale MpRC – Piemonte. Si parte sabato verso le 17 con il primo incontro a Ivrea, con la suspence relativa all’esito dei viaggi dei relatori attraverso il centro Italia, purtroppo inondato dal maltempo. C’è emozione tra i compagni: sono anni che non si sperimenta un momento di festa e incontro dei comunisti. A Ivrea esiste una solida realtà associativa, NES (Nuovi Equilibri Sociali) in cui sono presenti e attivi anche molti compagni, che realizza incontri su temi sociali e alternativi, sempre molto partecipati. Ma ci sarà partecipazione anche per affrontare temi difficili quali un Decreto che rompe l’unità del Paese e un conflitto nucleare alle porte?

Alle 17.40 inizia il primo dibattito sul tema “Premierato e autonomia differenziata”, con una quarantina di partecipanti. Purtroppo, il relatore compagno avvocato Lorenzo Fascì, del dipartimento giustizia MpRC, da Reggio Calabria non ha potuto arrivare per problemi dei trasporti dovuti ai fatti climati, ma invia calorosi saluti.
Introduce il compagno Davide Serafino, coordinatore del Circolo Ivrea-Biella MPRC.
Segue l’intervento di Alessandro Pascale – referente per Resistenza Popolare-, che in un intervento preciso e articolato sul premierato e sul Ddl 1660 lo contestualizza, ne spiega la storia e le ricadute pratiche sulle nostre vite: lo Stato si struttura progressivamente e pericolosamente in senso autoritario.
Viene infine auspicato il rafforzamento del processo unitario già avviato dal MpRC e altre organizzazioni- Resistenza Popolare, Patria Socialista, Costituente Comunista- in funzione sia della lotta unitaria che della costruzione del Partito comunista.
Conclude Alessandro Volponi, Presidente del Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo”, svelando, in relazione all’Autonomia differenziata, il finto decentramento, in luogo di una deriva amministrativa e legislativa: le autonomie delle Regioni, su 23 materie, rischiano di creare addirittura Leggi diverse nelle varie Regioni stesse, sulle materie principali quali la sanità e la sicurezza del lavoro. Un modello che svuota la funzione dello Stato e che andrà a creare differenze, ma in realtà a destabilizzare, indebolire e impoverire non solo il Meridione ma l’Italia tutta.
Nel dibattito seguente gli interventi chiedono, da un lato, come noi comunisti possiamo fare per intervenire e innanzitutto arginare questa deriva di destra e di guerra in un Paese che appare inerte, arreso, quando non complice di quanto accade. Altri compagni chiedono concretezza e rapidità nel costruire il Partito Comunista, quel Partito che può raccogliere la forza necessaria ad invertire questa marcia dell’Italia verso la catastrofe. Inoltre, si propone di sostenere il referendum contro l’Autonomia differenziata, nonostante i dubbi sulle difficoltà di uno strumento abusato che non convince perché da anni ne viene ormai disatteso l’esito e del Comitato che lo propone, affine e inglobato nel sistema. Ma cogliamo lo strumento per mettere almeno un po’ di sabbia negli ingranaggi dei governi reazionari.
La cena, davvero gourmet, preparata dall’ARCI di Ivrea (grandi applausi alla cuoca) che ospita il dibattito del MpRC, cementa la connessione anche emotiva tra i compagni, di diverse età e generazioni, esperienze: ci si confronta, alcuni ricordano i tempi del PCI, altri immaginano un mondo migliore, lo sentono più possibile se lottiamo (e ceniamo) insieme.

Il dibattito serale sul tema “Dalla guerra imperialista al conflitto nucleare?” è ancora più partecipato e viene introdotto dal compagno Davide Serafini.
Grazie agli interventi di Marinella Mondaini – filologa, ricercatrice presso l’Università di Mosca e traduttrice in Italia dei grandi poeti russi; di Francesco Galofaro, docente di semeiotica presso l’Università IULM di Milano e coordinatore del Gruppo di Lavoro “Marxismo, processi rivoluzionari e Socialismo del XXI Secolo”, del Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo” e con le conclusioni di Fosco Giannini – Coordinatore Nazionale MpRC- il dibattito consente di capire e apprendere informazioni, dinamiche di una realtà molto differente da quella che viene narrato dai media.
Marinella Mondaini illustra e dimostra, con dati alla mano, la reale situazione del conflitto in Ucraina e la storia dell’intervento speciale della Russia – che ha atteso 8 anni per intervenire cercando di evitare in ogni modo la guerra in Europa – a difesa del territorio e della popolazione da un governo, quello di Kiev, nazista e servo degli USA. Spiega bene come l’Ue sia soggiogata e servile agli USA, addirittura ha deliberato – quindi con il voto cui pochi si sono opposti, compresi, oltre alle forze di destra, anche il PD- che gli Stati europei consegnino all’Ucraina missili a lungo raggio per colpire nel profondo al Russia. In pratica, una dichiarazione di guerra alla Russia. Gli Usa stanno creando un nemico, trasformano in mostro la Russia e Putin affinché le menti annebbiate dei governanti europei accolgano e trasmettano il loro progetto di guerre di guerra mondiale.
E perché gli Usa e l’Occidente necessitano di guerra? Lo illustra Galofaro nel suo esaustivo intervento, per questioni economiche: gli Usa non reggono più, il modello occidentale e capitalista non funziona, esso divora e brucia tutte le risorse fino ad annientare l’uomo sfruttandolo nel suo lavoro e l’ambiente. Divorando tutto non cresce, si nutre di guerra e distruzione.
Una battuta chiarisce come il G7 oggi sia un anacronismo; infatti, gli Stati del BRICS producono maggiore Pil dei “7 grandi” Stati del mondo, che sono piuttosto, oggi, i 7 nani. E di come ciò produca guerra. Le armi nucleari sono già in uso, adesso mentre parliamo. Obiettivo del disegno imperialista è far passare che dopotutto le armi nucleari non distruggeranno il mondo e quindi possono essere usate.
Giannini sostiene che dall’autoscioglimento dell’URSS, il capitalismo si fosse illuso di non avere più ostacoli e di trovarsi di fronte a un mercato globale da sfruttare a piacimento. Ma immediatamente i popoli nel mondo hanno reagito, progressivamente e in tutti i continenti, attraversando lotte, conflitti alcuni vittoriosi e alcune sconfitte e oggi le cose sono cambiate moltissimo, si sono invertiti i rapporti di forza internazionali a sfavore del fronte imperialista. Mentre l’Occidente e soprattutto l’Italia sono occupati militarmente e finanziariamente dagli Usa e dall’Ue e implodono e stanno immobili lasciandosi sbranare dall’imperialismo, il resto del mondo va avanti.
Numerosi sono gli interventi nel dibattito seguente, domande e un’unica parola d’ordine: unirsi per liberare l’Italia, la Patria Italia dal dominio militare Usa (150 basi militari su territorio italiano) e dal dominio finanziario dell’Ue. Unirsi come comunisti, non su nostalgie, ma su una condivisione ideologica, progettuale e concreta all’altezza dei tempi e dell’odierno scontro di classe
Domenica 22 settembre, al mattino, ci si incontra a Torino, in centro, presso il circolo ARCI “La Cricca”. La situazione qui è complessa, i compagni del MpRC a Torino stanno lavorando per costruire un Circolo in un contesto che oramai è molto differente dalla Torino delle avanguardie. Anzi proprio quegli elementi e istituzioni che la vedevano avanti nella lotta, nella conquista di diritti, nello stato sociale, nel lavoro, sembra che oggi siano divenuti le sue stesse catene. Ciò vale, purtroppo, anche per la provincia di Torino: ieri eravamo a Ivrea, dove l’Olivetti, una delle eccellenze italiane non solo dal punto di vista industriale e produttivo, ma anche di un certo modo di fare fabbrica e di lavorare con diritti ed elevati livelli di garanzie sociali, fu chiusa.
Oggi sul nostro territorio, nel Piemonte e nel torinese, la ricchezza si è ridotta; con esplosione della disoccupazione soprattutto giovanile e della precarietà. In Piemonte gli attuali livelli di reddito per abitante sono inferiori in media del 10% a quelli del 2008. Un impatto di questa portata ha prodotto conseguenze rilevanti non solo sul vissuto economico ma anche e soprattutto su quello sociale.
Nella zona Torino Ovest della Città Metropolitana di Torino (Ovest plan 2022) si segnala una perdita di posti di lavoro, contenuta ma costante pari al 2% annuo (4.612 unità).
Aumenta la povertà, nel nord ovest Italia in particolare: le famiglie in condizione di povertà assoluta sono oggi il doppio del Centro e di poco inferiori a quelle del Sud.
Dati del rapporto Giorgio Rota su Torino: con la crisi, chi era già ricco ha visto crescere il suo benessere, mentre un decimo dei torinesi vive ormai sotto la soglia di povertà. Un dualismo economico così marcato che ora rischia di tramutarsi in aperta frattura sociale. Con l’assottigliamento della classe media a rendere ancora più evidente una distribuzione del reddito sempre più polarizzata. Oggi, mentre il Piemonte si attesta tra le regioni europee in cui la povertà assoluta è cresciuta maggiormente, un torinese su dieci vive sotto la soglia di povertà assoluta.
Una breve digressione dovuta, perché occorre che tutti i compagni aggiornino anche nell’immaginario la rappresentazione dei territori.

Tornando al dibattito tenutosi presso il Circolo Arci “La Cricca”, esso è stato introdotto dal compagno Leonardo Locci, coordinatore del circolo MpRC di Torino, il tema era il medesimo della sera precedente (guerra e pericolo di guerra nucleare),una ripetizione quantomai necessaria perché occorre portare ovunque questi temi, fare contro informazione, ascoltare e poter dialogare con compagni interessati per dare loro risposte e strumenti adeguati a costruire un nuovo percorso di libertà, pace e miglioramento delle condizioni di vita per tutti.
Nel primo intervento Marinella Mondaini ancora illustra, con ulteriori dettagli, le posizioni di Putin e della Russia di fronte agli attacchi terroristici portati avanti anche in altri luoghi russi, non solo nei luoghi di battaglia.
Galofaro evidenzia come in un conflitto nucleare non conti per chi è giusta la guerra. Di fronte al possibile annientamento dell’umanità ogni possibilità di utilizzare armi nucleari dovrebbe far fermare ogni governo, ma il delirio di onnipotenza degli Usa mette in circolo nelle menti che è una guerra tra il bene e il male e come tale è meglio la distruzione totale piuttosto che vinca chi per loro è il male. Concetti patologici che vengono continuamente ribaditi, ripetuti all’infinito da tutti i media e che mutano e si insinuano nelle coscienze fino a uniformarle e ovattarle.
Giannini insiste sul fatto che c’è speranza, ci sono altri modelli possibili: 1/5 dell’umanità è oggi governato dai partiti comunisti, i BRICS stanno espandendosi con un modello economico di collaborazione e rispetto per tutti gli Stati, i loro popoli e il pianeta.
Noi vogliamo chiudere con la Nato, con la schiavitù agli USA, uscire dall’Ue, che sta barcollando e non si regge più, perché nata per sfruttare i popoli e le loro risorse e sottomettersi agli USA stessi. Vogliamo aprirci, connetterci a quella parte oggi maggioritaria di mondo che si muove, si ribella alla schiavitù e vuole vivere in fratellanza e con quei Paesi che stanno migliorando le condizioni di vita, insieme.
Interviene anche il giovane Stefano Locci di Resistenza Popolare, a sostegno del processo unitario avviato, pur segnalando difficoltà nel parlare e proporre contro informazione e una nuova reale narrazione degli eventi ai giovani universitari di cui fa parte, anch’essi troppo condizionati dai media e increduli in un conflitto che vedono troppo lontano.
Altri interventi sostengono l’importanza e l’impellenza di organizzarsi e studiare modi nuovi ed efficaci di diffondere conoscenze e informazioni.
Il pranzo condiviso nel bel cortile, con un clima piacevolmente autunnale, rinfranca e ci dà la forza e l’entusiasmo di proseguire il nostro percorso.
