Le nuove regole della guerra. Come i droni l’hanno modificata. 

La guerra moderna è cambiata e molti non se ne sono accorti. Gli elementi fondamentali della guerra tradizionale sono sempre stati la ricognizione, la manovrabilità, la logistica, la comunicazione e le strategie per assicurare la vittoria — continuano a essere rilevanti, ma ora ogni settore è controllato dai droni. Droni per ricognizione, intercettazione, combattimento, attacco, bombardamento, minamento, a lungo raggio. Un esercito senza droni non ha la minima possibilità di resistere. Ne sanno qualcosa gli Armeni che con pochi o nulla droni hanno perso l’ultima guerra contri gli Azeri, che invece i droni li hanno acquistatati dalla Turchia. Questi dispositivi hanno reso la guerra un’incognita. Ogni missione, sia essa una ricognizione o un trasporto, è diventata imprevedibile, per la presenza di Droni. La sicurezza è ormai un’illusione. Se non è un drone FPV, potrebbe essere un campo minato o un pallone ad alta quota a sorvegliare l’area, rivelando posizioni e impedendo movimenti nascosti. E se i droni intercettori sono già pronti in volo, allora la pattuglia di carri è consigliabile che si nasconda pena la sua distruzione. Senza comprendere appieno la natura di questi cambiamenti, si finisce per pensare che l’attuale centralità dei droni sia temporanea. Basta produrne di più e tutto tornerà in equilibrio. Ma non è così, a meno che non rispondiamo a domande fondamentali.

Pensare che la risoluzione del problema sia legato alla maggiore produzione, come se fosse sufficiente accelerarla per risolvere il problema ma ciò è errato. Questa è una visione limitata. Si finisce per fare l’errore della Francia nella Seconda guerra mondiale che costruì forse il miglior carro di allora, ma non lo sapeva manovrare in massa e perse. La parità non si raggiunge solo con la quantità, ma grazie a una serie di fattori fondamentali.

Vediamo i punti.

1. Il fattore umano. È necessaria l’interazione diretta tra sviluppatori e combattenti senza intermediari. Chi è coinvolto deve essere competente e creativo in modo costruttivo. L’esperienza sul campo di battaglia è insostituibile. I Veterani sono tornati a far pesare la loro esperienza, contro chi pensava che la guerra tecnologica li avesse fortemente ridimensionati. 

Decentramento dello sviluppo e della produzione: Coinvolgere chiunque voglia contribuire, dal piccolo artigiano agli uffici di design indipendenti. Tra molte soluzioni, una funzionerà. La Russia ha ancora molti talenti nascosti. In occidente chi si avvicina è l’Italia con l sue p.m.i. tanto criticate dagli economisti liberisti. Gli sviluppatori devono partecipare quotidianamente alla vita dei combattenti, come se fossero parte delle unità. Non si deve temere che la cooperazione si esaurisca; è il complesso militare-industriale che può deteriorarsi, non questo approccio.

Hardware: Il prodotto finale è più importante della documentazione o delle norme. L’hardware può cambiare innumerevoli volte prima che la documentazione sia completa. Bisogna provare tutto ciò che può essere utile. 

In ultimo non sono i droni a guidare la guerra, ma nuovi principi di gestione. I droni sono solo la conseguenza di un cambiamento più profondo. Nel tessuto economico produttivo di un paese. In Russia, all’inizio del conflitto, si è sviluppata una spontanea collaborazione tra i laboratori di progettazione e le unità militari, portando alla nascita di droni, nuovi aerei e sistemi di comunicazione. Questo approccio, però, si è manifestato anche tra i paesi occidentali. Non serve imporre questa interazione: emerge naturalmente, a meno che non si scelga di soffocarla con monopolizzazione, standardizzazione e semplificazione. Il paese che standardizzerà la propria produzione di droni perderà l’iniziativa. In guerra perdere l’iniziativa, che è il vero motore della guerra, senza iniziativa, le perdite cresceranno e la sconfitta sarà dietro l’angolo. 

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