Ancona 11 giugno. MpRC in piazza con altre forze contro la guerra imperialista. Cronaca di un impegno portato a buon fine.

Martedì 11 giugno: il MpRC, No Guerra No Nato, Resistenza Popolare, il sindacalismo di classe e Fronte del Dissenso in piazza contro la guerra imperialista.

A cura del MpRC Ancona

Il pericolo della guerra richiede un deciso cambio di passo per le pratiche politiche e di lotta dei comunisti. Non più solo sedi chiuse, convegni, dibattiti tra quattro pareti. Ma le piazze, le strade, le fabbriche, i cantieri, le scuole, le università, il popolo, gli studenti, i lavoratori. E la costruzione dell’unità tra i comunisti e le forze antimperialiste e di classe. È quest’assunto che muove il MpRC di Ancona, che decide che è ora di occupare le piazze della città con le proprie bandiere e le bandiere della lotta contro la guerra imperialista. E che è anche l’ora di unire le forze contro la guerra. Prima, dunque, il MpRC costruisce l’asse organizzativo con No Guerra No Nato, Resistenza Popolare, i soggetti del sindacalismo di classe e Fronte del Dissenso. Poi si comunica in Questura che martedì 11 giugno, alle ore 17.45, si prenderà Piazza Roma, una delle piazze centrali di Ancona, per manifestare contro il tenace e nefasto progetto Usa-Nato-Ue di andare verso la terza guerra mondiale.

Alle 17.00 di martedì 11 giugno i militanti del MpRC, di No Guerra No Nato e del sindacalismo di classe sono in Piazza Roma e poiché nella piazza è ancora montata la struttura per i comizi delle elezioni europee, è su questa struttura che vengono issate le bandiere e gli striscioni del MpRC e di No Guerra No Nato. Piazza Roma è un cuore pulsante della città dorica: da qui ci si può avviare sia verso il porto e verso l’area del Duomo, che verso il viale della Vittoria e il mare del Passetto. Da Piazza Roma passano tutti, e verso le 18.00 sono centinaia e centinaia le persone che l’attraversano. Dalla struttura per i comizi garriscono le quattro bandiere rosse con la falce e il martello del MpRC (“chiediamo il voto, già che ci siamo?”, è la battuta dei militanti MpRC) e la base della struttura è fasciata dagli striscioni del MpRC e di No Guerra No Nato. I compagni stanno già distribuendo i volantini ai passanti, il megafono per gli interventi è acceso, la piazza non è ancora piena ma promette bene e, dunque, si comincia. Iniziano gli interventi. Parlano, dal megafono portato a tracolla che fa tanto anni ’60 e lotte operaie di quel tempo, Fosco Giannini, coordinatore nazionale del MpRC; Alberto Sgalla, di No Guerra No Nato e del Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo”; Stefano Tenenti, popolare esponente del sindacalismo di classe delle Marche e coordinatore di Ancona e provincia del MpRC; David Monticelli, del Fronte del Dissenso e Alessandro Belfiore, coordinatore di No Guerra No Nato. Gli interventi sono di diverso taglio, ma tutti uniti nella denuncia degli Usa, della Nato e dell’Ue per i pericoli di guerra di cui essi sono portatori e nella richiesta, esattamente contraria a quella di Michele Santoro, di uscire dalla Nato.

Giannini parte dal “modo vergognoso, e fortemente evocativo della gigantesca russofobia in corso,  col quale, in questi giorni, è stato presentato dai giornali e dalle televisioni lo sbarco in Normandia, trasformato in uno spot contro la Russia e in un rovesciamento della realtà storica; da questa gigantesca fake news è partito il messaggio secondo il quale alla vittoria sul nazifascismo ci si sarebbe arrivati attraverso quello stesso sbarco, rimuovendo in modo belluino che lo sbarco in Normandia è del 6 giugno del 1944, quando, cioè, la vittoria di Stalingrado sull’esercito nazista-fascista da parte dell’Armata Rossa e del popolo sovietico (febbraio 1943) è già avvenuta, la Wermacht ha lasciato sul campo russo oltre 250 divisioni, l’intero esercito tedesco, sconfitto, umiliato e distrutto dalla resistenza sovietica, è già in rotta e l’Unione Sovietica ha già pagato il prezzo di 22 milioni di morti per la vittoria contro il Terzo Reich. Mentre il prezzo pagato dagli americani, con il tardivo e non risolutivo sbarco in Normandia, è di 170mila uomini”.

Sgalla, un “rasoio di Occam”, mette a fuoco la natura nazifascista del regime ucraino di Zelensky e di come la storia nazista e fascista dell’Occidente possa facilmente trovare, con l’attuale Ucraina “nera”, forti punti di contatto. E rimarca come la guerra contro la Russia da parte della Nato sia parte essenziale della guerra imperialista contro il mondo multipolare in grande espansione planetaria.

Monticelli si sofferma soprattutto sulla questione palestinese e su come l’attuale fascismo israeliano, e il suo genocidio sulla popolazione di Gaza, faccia perfettamente parte del generale attacco imperialista alla pace mondiale.

Tenenti mette al centro le condizioni di vita operaie in Italia e di come lo stato di guerra in cui la Nato costringe l’Italia a vivere colpisca innanzitutto i lavoratori, attraverso quel gigantesco spostamento  di risorse economiche che il governo Meloni continua (dopo i precedenti governi) ad operare verso il riarmo ed il sostegno militare a Kiev, sottraendole al lavoro, alle pensioni, alla sanità pubblica e alla scuola.

Belfiore pone con molta forza, e senza troppa diplomazia, la questione drammatica della divisione, e anche del non sufficiente impegno, delle forze comuniste, antimperialiste e popolari nella lotta contro la guerra, lanciando di nuovo la parola d’ordine dell’unità nella lotta.

Di Resistenza Popolare giunge un accorato saluto di Mariella Baldoni alla lotta unitaria, innanzitutto dei comunisti, contro la guerra imperialista.

Durante gli interventi, piazza Roma si popola di compagni, militanti, ma anche di tanti giovani e studenti “mai visti” (come vanno costatando gli organizzatori del sit-in) e molte sono anche le donne, le ragazze (anch’esse “mai viste”) che si fermano ad ascoltare. In piazza anche membri del Comitato Centrale del PCI, operai della Fincantieri, dirigenti storici della Cgil e  noti intellettuali  anconetani. Finché la piazza si riempie e la scommessa degli organizzatori è vinta. Ed il messaggio è chiaro: uscire dai convegni, tornare nelle piazze. Tornare alla lotta alla luce del sole, alla lotta unitaria.

La riuscita del sit-in, peraltro, il fatto che a piazza Roma si sia seminata un’idea contro la Nato e contro l’Ucraina fascista di Zelensky e ciò abbia fatto innervosire i custodi dell’ordine imperialista, è ricavabile anche da ciò che accade a conclusione dell’iniziativa: due filo ucraini, con un cappellino in testa con su stampigliati i loghi della Nato, iniziano ad urlare e provocare i compagni e tutta la piazza, sino all’arrivo della polizia.

Intervengono, e fronteggiano i due scalmanati, Sgalla, Giannini e altri compagni. I filo ucraini sono contenuti. Ma uno dei due fa in tempo a sibilare contro i compagni: “Ci rivediamo. Vi veniamo a cercare”.

Venite. Dei fascisti, mai avuto paura.

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